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Etruria, pm Arezzo: da Bankitalia pressioni per fusione con P. Vicenza

Una filiale di Banca Etruria a Roma. Foto del 15 dicembre 2015. REUTERS/Max Rossi (Reuters)

di Giuseppe Fonte e Stefano Bernabei

ROMA (Reuters) - Poco prima che Banca Etruria finisse in procedura di risoluzione, nel 2015 la Banca d'Italia ha chiesto una aggregazione con un partner di elevato standing, stigmatizzando il management di allora per non aver portato in assemblea l'unica proposta concreta ricevuta dalla banca Popolare di Vicenza, istituto in crisi e già sotto la lente della Vigilanza.

A dirlo in commissione d'inchiesta sul sistema bancario è Roberto Rossi, procuratore di Arezzo, mostrandosi stupito che Via Nazionale sostenesse un 'matrimonio' con un istituto già allora in difficoltà e poi liquidato lo scorso giugno, assieme a Veneto banca, in una operazione costata finora allo Stato circa 5 miliardi.

"Abbiamo trovato singolare che venisse così fortemente incentivata questa aggregazione", ha detto citando stralci della terza e ultima ispezione condotta dalla Vigilanza prima del commissariamento.

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Una fonte di Via Nazionale ha replicato alle osservazioni del magistrato ribadendo che l'aggregazione "è stata avanzata autonomamente da Vicenza nel 2014", tesi già sostenuta il 2 novembre dal capo della vigilanza, Carmelo Barbagallo.

Rossi, ricostruendo l'intera vicenda, ha riferito di contatti con una banca israeliana "che non si sono tradotti in fatti concreti". E ha citato una relazione del dicembre 2015 in cui Bankitalia lamenta come non si sia ancora dato corso all'aggregazione e, soprattutto, che "non è stata portata all'attenzione dell'assemblea dei soci l'unica offerta giuridicamente rilevante, quella di Popolare di Vicenza", dice il magistrato leggendo gli atti della vigilanza.

In uno dei passaggi citati dal magistrato, Banca d'Italia contesta l'allora presidente di Etruria Lorenzo Rosi, che da un lato forniva rassicurazioni e dall'altro ha assunto una condotta tale da portare alla rottura delle trattative.

Rossi ha citato inoltre una relazione ispettiva di Bankitalia a Popolare Vicenza del 2012, da cui già emergevano profili problematici.

"Sembra di leggere la relazione su Banca Etruria. Ci sono l'inadeguatezza degli organi, i crediti deteriorati e anche le operazioni baciate che almeno noi non avevamo. Le due banche erano in condizioni simili", ha detto il magistrato.

La tesi di Bankitalia, riferita dalla fonte, è che ad Etruria non è stata contestata la mancata aggregazione con Vicenza, ma il fatto che l'unica proposta ricevuta, quella di Vicenza per l'appunto, non fosse stata portata a conoscenza dell’assemblea, "l'unico organismo cui spettava la decisione".

"Banca d'Italia non ha mai sostenuto il matrimonio con popolare di Vicenza", ha aggiunto la fonte.

Come che sia, i commissari vogliono approfondire la vicenda e hanno chiesto al presidente, Pier Ferdinando Casini, di convocare nuovamente Barbagallo.

"La Popolare di Vicenza nel 2014 era in difficoltà e se una banca è in difficoltà non le si consiglia di comprare un'altra banca", ha detto Gian Pietro Dal Moro (Pd).

A domanda di un deputato del M5s, Rossi ha negato che siano in corso indagini sulla vigilanza perché la procura di Arezzo non ha la competenza territoriale.

"Posso dire che ci siamo imbattuti...", ha cominciato a dire il magistrato prima che la seduta fosse secretata.

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