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Banche Italia, per sindacati in tre anni usciti 12.000 lavoratori, entro 2020 altri 16.000

MILANO (Reuters) - Negli ultimi tre anni il sistema bancario italiano ha visto l'uscita di circa 12.000 lavoratori, pari a circa il 5% degli addetti e nei prossimi quattro anni un altro 7% è destinato a lasciare il lavoro. E' quanto rileva il sindacato bancario Fabi in un'analisi sulla situazione occupazionale dei 14 principali gruppi bancari italiani a cui si aggiungono le 4 banche salvate Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti, che rappresentano complessivamente il 92% dell'intero settore. La forte riduzione degli occupati del settore è figlia della crisi e dei nuovi modelli distributivi che ha comportato chiusure di sportelli, esternalizzazioni e continue revisioni di piani industriali. "In tre anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928 sono potenzialmente prepensionabili", ha sottolineato in una nota il segretario della Fabi, Lando Sileoni. Relativamente alla rete "dal 2009 al 2016 sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell'ultimo triennio", aggiunge. In particolare nei cinque gruppi recentemente sottoposti aagli stress test dell'Eba, ovvero, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali. Il sindacato evidenzia le contine modifiche dei modelli distributivi, in media una volta ogni due anni negli ultimi sette anni "creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio". "In 10 anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi", specifica. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia