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Referendum, sindacati in ordine sparso. Cgil invita a votare 'No'

ROMA (Reuters) - Nel 2005, quand'era presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, i sindacati si schierarono compatti contro il referendum costituzionale indetto dal governo di centrodestra. Il blocco dei contrari comprendeva anche l'Ugl, organizzazione vicina alla destra. A motivare il No, in particolare, il timore che la riforma portasse a introdurre la devolution e il premierato forte. I sindacati aderirono anche all'associazione 'Salviamolacostituzione' che vantava tra i soci fondatori l'ex presidente della Repubblica Presidente, Oscar Luigi Scalfaro. Oggi, il fronte non è compatto. La Cgil si è schierata stasera contro la proposta di riforma costituzionale, approvata dal Parlamento e sostenuta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che sarà sottoposta a verifica con un referendum tra metà novembre e il 5 dicembre. "Ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, trattandosi di questioni costituzionali, dopo questi mesi di discussione sul merito della riforma, l'assemblea generale della Cgil invita a votare 'NO' in occasione del prossimo Referendum costituzionale", si legge nel documento approvato al termine dei due giorni di dibattito nel principale organismo politico dell'organizzazione. La Cgil dichiarava circa 5,5 milioni di iscritti, fra lavoratori attivi e pensionati, a fine 2015. La Cisl non ha intenzione di dare una indicazione ufficiale ma di informare gli iscritti sul merito; nei mesi scorsi ha comunque evidenziato alcuni aspetti positivi della riforma. Il secondo sindacato italiano ha detto di ritenere un errore assimilare il referendum ad un pronunciamento sul premier o sul governo, preferendo affrontare il tema solo sugli aspetti di ricaduta per sindacato e parti sociali. La Uil aspetta "il momento opportuno" per esprimere una posizione, al momento è stato inviato un ordine de giorno alle strutture interne per valutare gli effetti del SI e del No. Nei giorni scorsi il leader, Carmelo Barbagallo, ha espresso "preoccupazione" per il combinato disposto della legge elettorale Italicum e della riforma costituzionale. Renzi, con la campagna 'bastaunsì' chiede sostegno alla riforma per modificare alcuni articoli della Carta superando il bicameralismo paritario, riducendo i costi e semplificando l'iter legis. L'esito del referendum, quale che sia, avrà un impatto sul governo sebbene il premier abbia smussato i toni dopo aver, nei mesi scorsi, legato la sua stessa permanenza in politica al risultato della consultazione. Le tre organizzazioni vantano in totale circa 10 milioni di iscritti, bacino elettorale di tutto rispetto su un totale di circa 50 milioni di persone. (Alberto Sisto, Francesca Piscioneri) Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia