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Electrolux chiede a governo taglio costo lavoro per non chiudere Porcia

Un negozio Electrolux a Riga, in Lettonia. REUTERS/Ints Kalnins P (Reuters)

di Francesca Piscioneri ROMA (Reuters) - Electrolux non ha intenzione di lasciare l'Italia ma la produzione di lavatrici, realizzata a Porcia (Pordenone), è in perdita a causa del costo del lavoro eccessivo e, per essere mantenuta, serve un contributo del governo. Lo ha detto in Parlamento Ernesto Ferrario, amministratore delegato della multinazionale svedese in Italia. Il mese scorso il gruppo ha presentato un piano di riduzione dei salari che è stato respinto con forti proteste dai sindacati, preoccupati per la continua perdita del potere di acquisto dei lavoratori dopo due anni di recessione economica e la mancanza di indicazioni sul futuro dei 1.200 addetti di Porcia. La vertenza riguarda in tutto oltre 5.000 lavoratori sui 6.200 addetti in Italia ed è all'attenzione del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che incontrerà di nuovo le parti il 17 febbraio. "Non abbiamo mai detto questo. In nessun documento c'è scritto che chiudiamo Porcia", ha detto Ferrario facendo intendere, tuttavia, che senza soluzioni convincenti dal tavolo con il governo questa potrebbe diventare una prospettiva reale. "Vogliamo vedere prima la proposta esatta dei sindacati e del governo e poi potremo dare una risposta", ha aggiunto. Lo stabilimento in provincia di Pordenone è il più grande tra i quattro dell'Electrolux presenti in Italia e produce lavatrici, il settore maggiormente in crisi del gruppo. Secondo Ferrario la produzione di lavatrici in 5 anni si è dimezzata da 8 a 4 milioni. Il top manager ha ribadito oggi che, per contrastare la concorrenza dei Paesi dell'Est Europa, Electrolux deve ridurre di 3 euro il costo dell'ora lavorata pari all'8-9% subito, che diventa circa il 15% nel triennio del piano. I sindacati sostengono, invece, che le richieste dell'azienda comportano un taglio degli stipendi del 40%, perché al -15% annunciato si deve aggiunge un ulteriore -25% determinato dalla volontà dell'azienda di ridurre a 6 le ore di lavoro giornaliere. "Non vogliamo lasciare l'Italia. Non vogliamo arrivare al costo del lavoro di Polonia o Romania, un target del 15% ci sembrava raggiungibile. In Spagna, per esempio, hanno tagliato del 10%", ha detto Ferrario alla commissione Industria del Senato. "Non vogliamo ridurre l'orario a sei ore, e comunque non potremmo farlo per legge. La nostra richiesta è di prolungare il 6+2 con il contributo di solidarietà del governo". Il manager ha detto che oggi ha avuto un incontro al ministero dello Sviluppo: "Abbiamo un nuovo meeting [con governo e sindacati] il 17 febbraio. Speriamo che gli altri arrivino con una proposta concreta. Se non si può cambiare niente noi non riusciamo a cambiare niente". "Se non riceviamo informazioni andiamo a un piano annuale, non possiamo fare un piano quinquennale", ha proseguito. Nel documento diffuso ieri, Electrolux si è impegnata a presentare anche un piano industriale per Porcia, finora assente, il 17 febbraio. Gianluca Ficco, coordinatore nazionale del settore degli elettrodomestici della Uilm Ha dichiarato: "Abbiamo sottoposto al ministero dello Sviluppo e a quello del Lavoro una serie di proposte per rilanciare il settore degli elettrodomestici, incentrate sulla decontribuzione, sulla tutela dei lavori usuranti e sulla responsabilità sociale delle imprese". Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia