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Greggio, accordo Opec e Russia su estensione taglio forniture fino a fine 2018

Journalists queue at the entrance of OPEC's headquarters ahead of an OPEC meeting in Vienna, Austria, November 30, 2017. REUTERS/Heinz-Peter Bader (Reuters)

VIENNA (Reuters) - L'Opec e i paesi produttori non-Opec capeggiati dalla Russia hanno trovato un accordo per prolungare i tagli alla produzione di greggio sino alla fine del 2018.

L'accordo raggiunto dopo una discussione di diverse ore nella sede dell'organizzazione, a Vienna, punta a chiudere il processo di eliminazione dell'eccesso di offerta e di segnalare una possibile uscita anticipata dall'accordo se il mercato si surriscalda.

La Russia -- che, per la prima volta, quest'anno ha concordato la riduzione dell'output con l'Opec -- ha fatto pressioni affinché si introduca un messaggio chiaro sulla tempistica di uscita dai tagli, in modo che non si crei una situazione di deficit di produzione, i prezzi non s'impennino troppo rapidamente e le società che producono shale gas non incrementino l'output.

L'attuale accordo, che prevede una riduzione di circa 1,8 milioni di barili al giorno, scadrà a marzo.

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Il ministro del petrolio del Kuwait Essam al-Marzouq ha detto ai giornalisti che i paesi Opec e gli alleati non Opec hanno concordato di estendere i tagli di nove mesi fino alla fine del 2018, come ampiamente anticipato dal mercato.

L'Opec ha anche deciso di limitare la produzione di Nigeria e Libia ai livelli del 2017, senza fissare delle soglie precise. Entrambi i paesi sono stati precedentemente esentati dai tagli a causa dei disordini socio-politici e di una produzione inferiore allo standard.

L'incontro dei paesi membri del cartello è stato seguito da colloqui con i produttori che non ne fanno parte, guidati dalla Russia.

Prima degli incontri, il ministro saudita dell'energia, Khalid al-Falih, aveva affermato che era prematuro parlare della strategia di exit dai tagli per almeno un paio di trimestri, aggiungendo che l'Opec avrebbe esaminato la situazione nella prossima riunione ordinaria, fissata per giugno.

I ministri del petrolio iracheno, iraniano e angolano, prima della riunione, avevano detto che l'applicazione dell'accordo sarebbe stata fatta a giugno.

Ma Zanganeh, in seguito, ha precisato che in sede Opec non si è svolto alcun dibattito sulla revisione dell'intesa. Due fonti dell'organizzazione hanno confermato che non è stato concordato alcun piano concreto per la revisione dell'accordo a giugno. Con i prezzi del petrolio sopra quota 60 dollari il barile, la Russia ha espresso la preoccupazione che che un'estensione all'intero 2018 potrebbe spingere gli Stati Uniti ad aumentare la produzione.

Mosca preme affinché i paesi produttori forniscano linee guida sull'exit dai tagli. "Dobbiamo elaborare una strategia per il 2018", ha spiegato Alexander Novak, ministro dell'energia russo.

L'Arabia Saudita, invece, spinge per far lievitare i prezzi in vista dell'ipo di Saudi Aramco.

I tagli alla produzione sono in vigore dall'inizio dell'anno in corso e hanno contribuito a dimezzare un eccesso di scorte globali di petrolio, anche se le riserve restano di 140 milioni di barili al di sopra della media quinquennale, secondo l'Opec.

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