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INTERVISTA / Fondazione Mps cerca ancora partner, probabili più compratori per 12%

di Stefano Bernabei ROMA (Reuters) - Fondazione Monte Paschi non sa chi ha comprato la quota del 12% della banca venduta ieri con un collocamento lampo da Morgan Stanley, ma probabilmente c'è stato più di un compratore. Lo dice la presidente Antonella Mansi in una intervista a Reuters. "Sono stati bravissimi (si riferisce a Morgan Stanley). Chi ha comprato non lo so e comunque non glielo direi. Probabilmente più di uno ma non lo so davvero", dice Mansi il giorno dopo che la Fondazione ha ufficializzato la cessione con un accelerated bookbuilding di una quota pari all'11,98% di Mps. Una fonte che sta seguendo da vicino la vicenda conferma che è assai plausibile che l'identità dei compratori di queste azioni sia nota solo a Morgan Stanley. Del resto solo con una operazione di mercato, come quella fatta ieri, Fondazione ha potuto evitare di farsi dare autorizzazioni dal Tesoro per ogni singolo pacchetto venduto, che invece vengono richieste se l'operazione è fatta fuori mercato. "Morgan Stanley ha una capacità di distribuzione pazzesca e questa capacità penso possa tradursi facilmente in un estremo frazionamento della quota della Fondazione tra molti soggetti", dice la fonte. Qualche indicazione su eventuali nuovi azionisti di peso potrebbe venire dagli obblighi di informativa previsti da Consob. Con il recepimento di una direttiva comunitaria, però, i fondi possono avvalersi della facoltà di non comunicare le partecipazioni fino alla soglia del 5%. Il titolo dimostra una tenuta inconsueta dopo placement di questo tipo con un calo contenuto dell'1% circa a 0,2436 alle 15,30, in linea con il valore di carico che è nel bilancio della Fondazione. Ora l'ente di Palazzo Sansedoni, che ha da tempo iniziato a tagliare il cordone ombelicale azionario con la banca, ha azzerato i suoi 300 milioni di debiti con le banche creditrici e gli resta una quota del 15%, destinata a scendere ancora prima dell'aumento di capitale da 3 miliardi che la banca lancerà da metà maggio. La Fondazione, spiega Mansi, non ha per nulla abbandonato l'idea di trovare un partner strategico a cui cedere parte della sua quota. "Non ho abbandonato la possibilità che ci possa essere un partner strategico che stia nella banca assieme con la Fondazione, un partner a cui vendere, non tutto ma parte del 15% che ancora abbiamo di Mps", dice spiegando che si continua a lavorare, con l'aiuto dell'advisor Lazard e con la struttura interna dell'ente, "sui tavoli che abbiamo aperto dopo l'assemblea di fine anno. Si tratta di profili istituzionali, che abbiano una connotazione di stabilità di investimento, non con l'ottica di breve termine che per esempio può avere un hedge fund. Un partner che abbia la possibilità di investire ancora nel risanamento della banca". L'interesse di un partner strategico a entrare nel Monte sarà ovviamente tanto più alto quanto più il nuovo socio potrà far valere il suo peso a fronte di un azionariato polverizzato. Con l'eventuale partner strategico, se verrà trovato prima dell'aumento, potrebbe esserci anche un patto di sindacato per governare insieme il rilancio della banca. "Troveremo la strada giusta, se sarà il caso. Un patto di sindacato? Magari sì, se ci sono le condizioni. Saremmo un importante elemento di raccordo con il territorio", spiega Mansi immaginando per la Fondazione un ruolo di facilitatore nei rapporti con il territorio senese, accanto all'ipotizzato nuovo azionista strategico. Ma avrà ancora posto in cda la Fondazione che oggi ha potuto guidare la governance della terza banca italiana? "Se ci fosse la possibilità di avere un posto nel futuro consiglio della banca sarebbe un elemento importante e utile", conclude. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia