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Renzi a Ue: Italia non ha bisogno di farsi dare i compiti

Il premier Matteo Renzi. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Giselda Vagnoni BRUXELLES (Reuters) - Al suo debutto in Europa Matteo Renzi cerca subito di togliersi di dosso l'immagine di un "sorvegliato speciale" dei 28 Paesi dell'Unione. Da ieri l'economia italiana è entrata formalmente sotto lo stretto monitoraggio dell'Unione: la Commissione europea ha declassato l'Italia nel gruppo dei Paesi con "squilibri macroeconomici eccessivi" insieme a Slovenia e Croazia. Roma rischia perfino di essere sanzionata se non assumerà le opportune iniziative. Ma Renzi, che ha appena partecipato al vertice straordinario sull'Ucraina e incontrato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, vuole mettere i puntini sulle i. "Non abbiamo rassicurazioni da dare. Si dipinge l'Europa come il luogo in cui veniamo a prendere i compiti da fare a casa ma non è così", scandisce davanti alle telecamere. "L'Italia sa perfettamente cosa deve fare. Lo sa da sola. Lo deve fare per il futuro dei propri figli e lo farà consapevole che oggi la priorità per il nostro Paese è lavoro e crescita e crescita e lavoro", ha aggiunto. Poi via di corsa alla volta di Roma dove a Villa Taverna è atteso a cena dal segretario di Stato Usa John Kerry, nella capitale per la conferenza internazionale sulla Libia. Non è questo il momento per parlare di conti pubblici e concedersi alle domande dei giornalisti che si sarebbero concentrate inevitabilmente sulla possibilità che a Roma venga chiesta una nuova manovra correttiva mentre il governo valuta interventi shock espansivi. "Su questi temi vi chiedo la pazienza di aspettare [il Consiglio dei ministri di] mercoledì 12 e il vertice europeo del 21 marzo", dice Renzi. Le richieste di Bruxelles all'Italia sono note da almeno metà novembre: rafforzare la correzione del deficit strutturale, allargare l'avanzo primario, aumentare la produttività, spingere la crescita per rendere sostenibile gli oltre 2.000 miliardi di debito pubblico. Ora tocca a Renzi: entro fine aprile devono essere presentati a Bruxelles il Piano nazionale delle riforme e il Documento economico e finanziario (Def). Poi a giugno arriverà il giudizio della Commissione. Il premier ha già annunciato per la prossima settimana un piano per semplificare le norme sul mercato del lavoro e ristrutturare gli edifici scolastici. Ma a breve sono attese anche misure per consentire alle amministrazioni pubbliche il pagamento di 60 miliardi di debiti commerciali alle imprese fornitrici e un taglio da 10 miliardi delle tasse sul lavoro. L'INCONTRO RISTRETTO Modalità e copertura di queste misure non sono ancora state chiarite e c'è il timore che il margine di manovra dell'Italia si restringa ulteriormente il prossimo anno con l'entrata in vigore del Fiscal Compact. Le nuove regole sui bilanci prevedono che i Paesi riducano di un ventesimo l'anno la quota di debito eccedente il 60% del Pil. Per noi che siamo quasi al 133% si tratta di una correzione di 3,5 punti percentuali l'anno. Renzi forse non si sente ancora pronto ad affrontare questo nodo tanto meno nella fossa dei leoni: svicola i giornalisti e lascia il vertice. In mattinata il suo portavoce, Filippo Sensi, aveva spiegato nella gigantesca sala stampa di Palazzo Justus Lipsius che per oggi sono stati altri a parlare a nome del governo sul tema. Una fonte governativa ha smentito l'esigenza di una manovra correttiva aggiuntiva sui conti del 2014. Il ministro dell'Economia ha confermato il programma di privatizzazioni del suo predecessore Fabrizio Saccomanni. Pier Carlo Padoan ha anche spiegato che dalla spending review possono venire quest'anno fino a 5 miliardi contro i 3 stimati dal precedente governo il 13 febbraio e gli zero miliardi previsti nella Legge di Stabilità. Per quanto riguarda gli arretrati, "Cassa depositi e prestiti e banche saranno coinvolte in una triangolazione con benefici per tutti". Al fianco di Renzi a Bruxelles c'erano il consigliere diplomatico di palazzo Chigi Armando Varricchio, ex vice segretario della Farnesina e consigliere di Romano Prodi quando era presidente della Commissione Ue, e Stefano Sannino, da luglio rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. La trasferta belga dell'ex sindaco di Firenze si è aperta con un incontro ristretto con il presidente francese François Hollande, il premier britannico David Cameron, il primo ministro polacco Donald Tusk e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Al momento dell'ingresso nella sala del Consiglio Renzi è sembrato un po' spaesato, meno coinvolto nei saluti e negli abbracci dei leader con più anni di servizio alle spalle. Le telecamere nel corridoio di ingresso hanno ripreso il premier italiano a colloquio con Josè Manuel Durao Barroso, presidente della Commissione Ue ed estimatore di Firenze per aver studiato all'Università europea di Fiesole nella quale è tornato anche lo scorso anno in occasione dell'evento "The State of the Union". "Ho trovato Renzi molto gioviale e molto dinamico", ha detto Barroso ai giornalisti a margine di una conferenza stampa al termine del summit. Il presidente della Commissione ha detto che non c'è stato molto tempo per parlare ma ha sottolineato: "Ci incontreremo presto a Bruxelles". Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia