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Legge Bilancio, Pd prima lancia, poi ritira Imi su immobili

ROMA (Reuters) - Il Partito democratico ha rilanciato l'idea di accorpare Imu e Tasi in un'unica imposta municipale sugli immobili, l'Imi, salvo poi fare marcia indietro per evitare che la proposta ingenerasse timori di un aumento della pressione fiscale. Secondo quanto si legge in un emendamento alla manovra, con primo firmatario Maino Marchi, la nuova tassa si sarebbe dovuta applicare a tutti gli immobili diversi dall'abitazione principale e dai fabbricati rurali con un'aliquota variabile tra l'8,6 e l'11,4 per mille. Per ville e case di lusso, che già ora sono soggette a Imu e Tasi anche se risultano prime case, l'aliquota è indicata nell'emendamento tra il 5 e il 7 per mille. Poco dopo che la notizia ha cominciato a circolare è arrivata la precisazione del partito: "Abbiamo appurato che in alcuni casi ci potrebbe essere, anche se lieve, un aumento della tassazione per i cittadini. Per questo abbiamo ritirato la proposta di modifica in questione", spiega in una nota Maino Marchi, capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera. La proposta non era piaciuta a Confedilizia, che vi ha visto un aumento delle tasse. Il governo di Matteo Renzi ha detassato quasi tutte le abitazioni principali con la legge di Stabilità per il 2016. La normativa in vigore fino al 2015 prevedeva che le aliquote di Imu e Tasi, sommate, non potessero superare il 10,6 per mille. Lo scorso anno i comuni hanno potuto disporre un incremento ulteriore di 0,8 punti, ma solo per finanziare le detrazioni sulla prima casa. Per una panoramica su mercati e notizie in lingua italiana con quotazioni, grafici e dati, gli abbonati Eikon possono digitare nel Search Box di Eikon la parola “Pagina Italia” o “Panorama Italia” Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia