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Legge elettorale supera primo voto segreto, scompare norma su Senato

Un'immagine dello spoglio delle schede elettorali alle ultime elezioni politiche. REUTERS/Yara Nardi (Reuters)

ROMA (Reuters) - Il compromesso tra governo e Forza Italia sul nuovo sistema elettorale, che ora vale solo per la Camera dei deputati, regge alla prima prova del voto segreto a Montecitorio. I deputati hanno infatti respinto un emendamento soppressivo del primo articolo del disegno di legge, dopo che ieri il premier Matteo Renzi aveva raggiunto un accordo con il partner di governo Angelino Alfano del Nuovo centrodestra e con Silvio Berlusconi di Forza Italia per eliminare dal provvedimento la norma sull'elezione del Senato. "L'articolo 2 della legge e i relativi emendamenti non saranno votati, non facendo più parte del testo", ha detto questa mattina il relatore del ddl, Paolo Sisto di Fi. Per cercare di accelerare i lavori di Montecitorio sulla riforma elettorale, più volte posticipati, la maggioranza e Fi hanno deciso di tagliare alla radice la questione dell'elezione del Senato, operando lo stralcio della norma in commissione anziché votare un emendamento soppressivo in aula. Hanno inoltre deciso di accantonare le ultime questioni controverse - la "parità di genere" nelle liste - propugnata da parte del Pd - e la norma "salva Lega", ovvero la clausola che garantisce l'accesso alla Camera ai partiti che superano il 7% in almeno tre regioni, anche se non la soglia di sbarramento a livello nazionale. La nuova legge prevede quindi un nuovo sistema di voto con soglie di sbarramento e premio di maggioranza soltanto per l'elezione dei deputati, mentre per il Senato rimane il sistema proporzionale uscito dalla sentenza della Corte costituzionale. Ma Renzi ha promesso di presentare prima di luglio, quando inizia la presidenza italiana della Ue, un disegno di legge costituzionale che abolisce il Senato, eliminando così un dualismo elettorale che porterebbe probabilmente a maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. "La differenza tra i sogni e i programmi è una data", ha detto oggi il premier da Siracusa, ma sulla riforma costituzionale del Senato - un caposaldo del suo programma di semplificazione della politica - non si è sbilanciato, limitando a dire che su di essa "mi gioco la vittoria della mia scommessa. Se non saremo in grado di farla avremo perso, anche se l'economia riparte". L'intesa di ieri, dicono diverse fonti politiche, accontenta soprattutto i partner di governo di Renzi e buona parte dei parlamentari del Pd, perché sposterebbe almeno al 2016 il rischio di andare a nuove elezioni, contando che per l'abolizione del Senato ci vorrebbero non meno di 18 mesi. Sono poche le probabilità, argomentano le fonti, di andare alle elezioni prima con due sistemi elettorali diversi tra loro. Berlusconi, dal canto suo, rimane agganciato al processo di riforme istituzionali e in caso di prematura crisi di governo potrebbe sempre proporre a Renzi un nuovo governo "di larghe intese" sinistra-destra, come ipotizza una fonte di Forza Italia. (Roberto Landucci) Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia