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Palermo: in 70 per 10 posti da lustrascarpe. Molti i laureati

Da tempo sappiamo che la laurea non è più una certezza per avere un lavoro, da tempo sappiamo anche che il lavoro fisso è una leggenda metropolitana, estintasi ormai da una ventina d’anni. Dato per certo è anche il fatto che il Sud Italia è economicamente molto più arretrato del Nord.

Il bando per fare lo Sciuscià

Se si mettono insieme tutti questi fattori, si arriva al risultato reso noto oggi a Palermo: la Confartigianato locale ha indetto un bando per l’assunzione di 10 unità lavorative con la qualifica di lustrascarpe che lavoreranno per la cooperativa del Presidente della Confartigianato di Palermo Nunzia Reina. Il risultato è stato l’arrivo di decine di domande (70 le candidature presentate, per la precisione) per un lavoro che sarà assegnato solo dopo una serie di colloqui e che permetterà ai 10 “fortunati” prescelti, di imparare le varie tecniche di lucidatura delle pelli. Il tutto, senza però ricordarsi di un particolare: sempre meno persone tengono alla lucidatura delle proprie scarpe, il cui costo, a volte, non è proporzionale alla spesa della lucidatura stessa. I famosi Sciuscià resi noti dal cinema neorealista con il film di Vittorio De Sica del 1946 (e chissà come commenterebbe il premio Oscar), lavoravano in un’epoca in cui l’unica materia con la quale fabbricare scarpe era il cuoio, un’epoca in cui l’acquisto delle scarpe era un evento che coinvolgeva tutta la famiglia e che, proprio per la sua importanza, non si sarebbe verificato per diverso tempo.

Tempi che cambiano

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Da qui la necessità di mantenere sempre in ottimo stato le scarpe. Di (KSE: 003160.KS - notizie) pelle, appunto. La domanda, oggi, sorge spontanea: quanti e sopratutto chi spenderebbe dei soldi per farsi lucidare un paio di scarpe considerando che in molti usano materiali alternativi e anche che spesso, le scarpe stesse hanno un prezzo ben inferiore alla media di mercato, in particolare in Sicilia la fascia di popolazione a rischio povertà assoluta è la più alta d’Italia? La riposta potrebbe arrivare dalla curiosità dei turisti, sempre presenti nella meravigliosa terra dell’Etna.

Ma al di là di questo, a stupire, in negativo, è purtroppo un’altra realtà: gli aspiranti lustrascarpe sono in gran parte laureati. Altra considerazione in merito: come porsi di fronte a quanto accaduto? Reina risponde con ottimismo, dichiarandosi felice per l’alta adesione e soprattutto per l a voglia di imparare un mestiere antico che si pensava dimenticato. Forse i ragazzi (per modo di dire visto che molti di loro hanno oltre 40 anni), risponderebbero con meno entusiasmo, ma felici, comunque di lavorare. Questione di punti di vista.

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