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RES PUBLICA - Regionali, battaglia nel Pd ora si trasferisce al Senato

Un uomo in coda per votare alle Regionali in un seggio di Napoli. REUTERS/Ciro De Luca (Reuters)

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - Nel Pd la polemica fra la maggioranza di Matteo Renzi e la minoranza sui risultati delle Regionali attende di sfociare nella direzione del partito di lunedì prossimo, quando si potranno misurare intenzioni degli uni e degli altri. Ma un primo banco di prova, ancora più importante degli equilibri in direzione, sarà il comportamento dei gruppi parlamentari sulle riforme del governo. Questa settimana gli appuntamenti sono alla Camera, dove il decreto sulle pensioni approderà in aula già domani con i voti sulle pregiudiziali e la riforma della Pubblica amministrazione in commissione. Ma a Montecitorio Renzi non ha problemi di numeri e può forzare e accelerare. Al Senato, invece, arriva la riforma della scuola. L'ex sottosegretario Stefano Fassina, uno dei più intransigenti della sinistra interna, ha già detto che su questo provvedimento chiederà cambiamenti "sostanziali". A palazzo Madama i numeri del governo Renzi sono risicati. Fra i gruppi che si vanno sfrangiando, il governo può approfittare della probabile implosione del gruppo di Forza Italia. Sicuro l'abbandono dei fittiani, che resteranno però su posizioni antigovernative. Probabile quello dei verdiniani, più morbidi col governo, ma al Senato non sono molti. Più difficile invece che prosegua lo sfaldamento del gruppo grillino, rinsaldato dai risultati elettorali: non esaltanti, ma sufficienti per fermare la crisi e aprire nuove riflessioni. Fughe dal Pd potrebbero essere pesanti. Renzi dovrà moderare le sue spinte sull'acceleratore con i contraccolpi che potrebbero causare. La partita del premier si fa difficile e il segretario Pd dovrà mostrare tutte le sue capacità. Anche di mediazione.