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Fisco, Saccomanni: avanti con Svizzera, focus su scambio informazioni

BRUXELLES/MILANO (Reuters) - L'Italia vuole concentrare i negoziati fiscali con la Svizzera sulla questione dello scambio di informazioni sui titolari dei depositi oltreconfine. Lo ha detto a Bruxelles il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni che ha definito il recente referendum sull'immigrazione in Svizzera un "fattore" di cui tenere conto, ma che non pregiudica il proseguimento dei negoziati bilaterali. "Certo il referendum è un fattore che va tenuto in conto nel proseguimento dei negoziati, che tra l'altro continuano e sono adesso concentrati anche per nostra richiesta sulla parte dello scambio di informazioni", ha detto Saccomanni. Il raggiungimento di un accordo bilaterale con la Svizzera sullo scambio di informazioni, nell'ottica fin qui perseguita dal governo italiano, è complementare al varo del decreto sulla voluntary disclosure, che consente ai contribuenti italiani non raggiunti da procedure di accertamento fiscale di dichiarare gli attivi detenuti illecitamente all'estero beneficiando di sconti sulle sanzioni amministrative e penali, prima che venga superato definitivamente il segreto bancario. RESTRIZIONI LEGATE A BLACKLIST Saccomanni, che non dovrebbe trovare posto nella squadra di ministri cui sta lavorando in queste ore il premier incaricato Matteo Renzi, ha inoltre precisato come già prima del referendum svizzero sull'immigrazione alle banche elvetiche non era consentito di vendere prodotti finanziari ai risparmiatori italiani, essendo Berna inserita sulla lista nera dei paradisi fiscali. "La Svizzera non poteva neanche prima fare questo, perché è un paese che non fa parte dell'Ue. Ed è un paese che per motivi previsti dalle leggi vigenti in Italia fa parte di queste cosidette liste nere", ha chiarito Saccomanni, rispondendo a una domanda sull'argomento. "Dire che questa cosa qui è il risultato del referendum dell'altro giorno mi pare eccessivo", ha aggiunto. Ieri il segretario di Stato svizzero Jacques De Watteville, aveva riferito di come i negoziatori italiani, dopo la vittoria dell'iniziativa popolare elvetica contro l'immigrazione di massa, gli avessero chiarito di non essere disponibili a concedere alle banche svizzere l'accesso al mercato italiano retail. La questione del libero accesso al mercato italiano da parte degli istituti di credito elvetici viene posta da Berna sul tavolo dei colloqui sul dossier fiscale con l'Italia sin dal loro inizio, circa due anni fa, insieme a un'altra serie di temi, tra cui quelli del regime fiscale dei lavoratori frontalieri e della cancellazione di Berna dalla lista dei Paesi insertiti nelle liste nere italiane. La riforma sul mercato dei prodotti finanziari concordata dall'Unione Europea il mese scorso ha lasciato in capo a ogni singolo Stato la facoltà di vincolare l'accesso al mercato retail da parte degli istituti finanziari dei paesi non membri alla presenza di una sede legale sul territorio dello Stato. D'altra parte, i prodotti finanziari venduti dalle principali banche svizzere sul mercato europeo sono rivolti principalmente a una clientela di fascia alta e consistono pertanto soprattutto in titoli strutturati e 'mutual fund', piuttosto che in servizi rivolti a una platea più vasta come conti deposito e mutui immobiliari. Mentre le limitazioni in questione continuano a rendere di fatto impossibile l'accesso al retail italiano da parte degli istituti di dimensioni medio piccole. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia