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Tesoro a Eni, Enel, Finmeccanica, Terna: no manager sotto processo in cda

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Giuseppe Fonte e Paola Arosio ROMA/MILANO (Reuters) - Il ministero dell'Economia vuole evitare che nei cda delle partecipate Eni, Enel, Finmeccanica e Terna figurino amministratori sotto processo o condannati anche con una sentenza non definitiva. Nei giorni scorsi il Tesoro e la sua controllata Cdp, a cui fanno capo alcune delle partecipazioni, hanno inviato ai quattro gruppi una lettera, di cui Reuters ha visto una copia, chiedendo di "introdurre nello statuto sociale un'apposita clausola in materia di requisiti di onorabilità". Il Tesoro detiene il 30,2% di Finmeccanica, il 31,24% di Enel, insieme alla Cdp il 30,1% di Eni e Cdp il 29,9% di Terna. I cda di tutte e quattro le aziende sono in scadenza questa primavera. Il ministero vuole che siano le stesse assemblee sul bilancio del 2013 e sul rinnovo dei cda, riunendosi "anche in sede straordinaria", a introdurre le nuove regole. I requisiti sono quelli stabiliti dalla direttiva del 24 giugno 2013, rimasta finora inapplicata. La lettera ricorda che costituisce causa di ineleggibilità "l'emissione del decreto che disponga il giudizio", cioè l'avvio di un processo, per numerose tipologie di reati. L'elenco comprende i delitti contro la pubblica amministrazione, i reati tributari e fallimentari e i delitti previsti dalle norme sull'attività bancaria, finanziaria ed assicurativa. Ma anche il traffico di stupefacenti. Nei casi citati, oltre a ineleggibilità o decadenza per giusta causa, è escluso il diritto al risarcimento dei danni, "fatti salvi gli effetti della riabilitazione". Quest'ultima eccezione si riferisce all'articolo 178 del codice penale, in base al quale, dopo un certo numero di anni, scontata la pena e ottemperato ad una serie di condizioni civilistiche, un condannato può chiedere al Tribunale di sorveglianza la propria riabilitazione, che estingue gli effetti della sentenza. La decadenza scatta anche nel caso l'amministratore sia sottoposto "ad una pena detentiva", ad una "misura di custodia cautelare o di arresti domiciliari". LA SITUAZIONE GIUDIZIARIA DI CONTI E SCARONI La direttiva mutua dal codice civile la procedura da seguire qualora un consigliere sia rinviato a giudizio "nel corso del mandato". In questo caso l'amministratore deve darne comunicazione al cda, che ha il compito di verificare l'esistenza di una delle ipotesi previste per la decadenza. Tuttavia, il cda può sottoporre all'assemblea una "proposta di permanenza in carica" se ritiene che sia "preminente interesse della società" confermare il manager in carica. Se l'assemblea vota contro l'orientamento del cda, "l'amministratore decade con effetto immediato". Nella lettera il Tesoro giudica opportuno che la nuova clausola statutaria "venga evidenziata anche in relazione al processo di presentazione delle liste per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione", dando così ai soci la possibilità di valutare le possibili conseguenze sui candidati. L'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, e quello di Eni Paolo Scaroni in qualità di ex ad Enel, sono imputati a Rovigo in un processo che riguarda la centrale di Porto Tolle. Il processo si trova nelle fasi conclusive del primo grado di giudizio. I reati contestati - 'crollo di costruzioni o altri disastri dolosi' e 'rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro' - non rientrano nell'elenco della direttiva. Scaroni è indagato insieme ad altri dalla procura di Milano per l'ipotesi di reato di concorso in corruzione internazionale nell'ambito di un'inchiesta sulle attività di Saipem in Algeria. Gli inquirenti ritengono che Eni e Saipem abbiano pagato tangenti da 197 milioni per ottenere lavori pari a 11 miliardi di dollari. L'inchiesta si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. Eni, Saipem e Scaroni hanno sempre respinto gli addebiti. Scaroni venne arrestato nel 1992, quando era un manager di Techint, per tangenti all'Enel e per questo patteggiò nel 1996 una pena di un anno e quattro mesi. I reati furono dichiarati estinti dal tribunale di Milano nel 2001. - Hanno collaborato da Roma Alberto Sisto, da Milano Stephen Jewkes e Emilio Parodi Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia