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WSJ: Portogallo di nuovo a rischio. E con lui l'Europa

Lisbona 2016. Debito al 130% del Pil, poco meno dell'Italia. E come l'Italia anche la nazione lusitana si trova a dover affrontare un calo degli investimenti, un'economia rallentata, una disoccupazione al 12,3% e un crollo delle esportazioni. Ma a differenza dell'Italia, il Portogallo ha alle spalle un salvataggio che a suo tempo, nel 2011, costò 78 miliardi, e gettò nello scompiglio l'Europa, la quale poi avrebbe dovuto affrontare anche la questione greca proprio mentre si affacciava all'orizzonte il pericolo Spagna.

Scetticismo sul salvataggio

Un salvataggio che però, a quanto pare, non ha risolto il problema alla radice visto che già il FMI aveva avvertito sulla difficoltà di rimborso del debito, opzione che andrebbe ad aggravare il clima già di per sé difficile che sta vivendo adesso l'Europa: tra populismi, incertezze politiche, Brexit, deflazione, perdita di fiducia sulle strategie di stimolo, Bce (Toronto: BCE.TO - notizie) in lotta perenne com la Germania a sua volta accusata di un surplus commerciale esagerato. Ma un'eventuale ritorno del problema del debito avrebbe un significato ben più ampio di quanto finora avvertito: sarebbe la conferma, implicita, che le politiche di risanamento, quelle famose riforme “lacrime e sangue” non risanerebbero nulla lasciando il problema forse anche peggiorato: più tasse, riforme del lavoro e delle pensioni e un piano di salvataggio ufficialmente chiuso nel 2014 con (apparenti) buoni risultati e discrete speranze per il futuro. Nonostante la cura drastica imposta alla nazione, gli investimenti fissi lordi, ricorda il WSJ, oggi sono in calo dell'1,8% mentre il Pil non va oltre lo 0,9% di crescita, il tutto mentre il debito, sia pubblico che privato, continua ad aumentare.

Il cambio della guardia: il governo fa dietrofront

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L'incertezza politica ha fatto la sua parte con un governo, in carica da quasi un anno e fortemente orientato a sinistra che ha cancellato i tagli e ridimensionato le misure dell'austerity con lo scopo di stimolare consumi e ottimizzare la produzione ottenendo però il risultato contrario: l'incertezza sul futuro economico e soprattutto sul destino della nazione, ha portato a un aumento dei rendimenti dei titoli di stato (caso più unico che raro in un'era di tassi a zero o addirittura negativi) e, da un punto di vista prettamente economico, ha generato un globale rallentamento dei consumi.

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