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Crisi: il baratto ci salverà?

La crisi morde e gli italiani si ingegnano. Accade così che imprenditori e aziende in difficoltà riscoprano il valore del baratto. Una tendenza che coinvolge però anche i privati sempre più orientati a preferire lo scambio all'acquisto. Ecco così proliferare i siti di baratto online dove si cerca di dare nuova vita a prodotti che si vogliono eliminare dalla propria casa. Qualcosa che produce vantaggio per i soggetti in gioco, ma che non incide sulla ricchezza formale del paese, visto che non sono previste transazioni in denaro. Un trend che quindi non fa aumentare la ricchezza della nazione, ma che forse rappresenta la testimonianza di un mondo stanco del consumo fine a se stesso.

I siti per il baratto tra imprese
Le ultime in ordine di tempo a scoprire la pratica del baratto sono state le aziende. Sul web sono presenti numerose piattaforme che mettono in contatto le società. Come ad esempio, Cambiomerci.com, un network di baratto fra imprese che vogliono dimezzare i costi senza rimetterci in termini di produttività. Le intese per lo scambio si svolgono secondo le tradizionali modalità commerciali, anche se non è richiesta una mediazione monetaria. Infatti, chi vuole vendere i propri prodotti o servizi li offre in cambio di quelli proposti dall'acquirente di turno.

Meglio conosciuto all'estero col nome di corporate barter, il baratto aziendale presenta numerosi vantaggi.
Permette infatti di ridurre le giacenze di magazzino, non intaccare la liquidità aziendale, contenere l'esposizione bancaria e ampliare il portafoglio clienti o fornitori. Oltre a Cambiomerci.com, esistono numerosi altri siti che si occupano dello scambio di merci e servizi tra imprese.
Tra questi, BexB che, attraverso l'utilizzo di una moneta complementare, l'EuroBexB, consente lo scambio multilaterale di beni, merci, servizi tra società e professionisti. Attivo in Italia dal 2001, vanta la presenza di 2.200 imprese in 160 settori merceologici.
E ancora Incambiodi, una piattaforma di interscambio tra aziende che offre l'opportunità di vendere o comprare senza impiego di denaro ma ricorrendo esclusivamente allo scambio alla pari. Infine, Plaza Project, un'organizzazione che mette in relazione le società interessate a sviluppare l'interscambio commerciale attraverso forniture e approvvigionamenti all'interno del gruppo, cogliere opportunità di vendite incrementali e vantaggi nella gestione organica degli acquisti e utilizzare forme di pagamento non tradizionali per una parte del valore degli scambi effettuati.

Lo scambio tra privati
Ma il baratto è un'abitudine sempre più diffusa non solo tra le società ma anche tra i privati. Ad esempio, sul sito Zerorelativo.it i membri della community possono scambiare ogni giorno oggetti e beni di ogni tipo, risparmiando denaro. Basta iscriversi e pubblicare i propri annunci di baratto sia per ciò che si vuole dare sia per quello che si vuol ricevere. Improntata al green è invece l'iniziativa Reoose, il primo eco-store del riutilizzo e del baratto asincrono dove si afferma chiaramente che l'usato ha valore e non si butta, ma si può scambiare per qualcosa di utile.
Con Reoose, inoltre, oltre a risparmiare si contribuisce a migliorare l'ambiente. Chi invece vuol pensare al proprio benessere, alle comodità per la propria casa oppure a coltivare i propri hobbies a costo zero, può rivolgersi ai siti Barattopoli.it o e-barty.it. Da qualche tempo, infine, il baratto è entrato anche nell'universo del commerciale reale. In alcune città, come Roma, Milano e Reggio Emilia, sono stati infatti aperti negozi dedicati allo scambio, che ritirano indumenti, calzature e accessori, li classificano in base a determinati fattori, come qualità, condizioni e marca, e consentono di scambiarli con altri capi di uguale valore grazie a un sistema di coupon.