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Riforma del lavoro: lunedì 25 giugno alla Camera, annunciati altri quattro voti di fiducia

Lunedì 25 giugno la Riforma del Lavoro approderà a Montecitorio. Ha ricevuto infatti parere favorevole dalla Commissione Lavoro della Camera il testo approvato dal Senato lo scorso 31 maggio, senza modifiche e con i voti contrari di IDV e Lega Nord. Si preannunciano quattro voti di fiducia, come già avvenuto a Palazzo Madama, una procedura che azzera la possibilità reale di confronto su una riforma così delicata, voluta da Monti per accelerare i tempi di approvazione del provvedimento e chiudere la partita entro il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Anche in questo caso, come per il precedente voto al Senato, colpisce e fa riflettere il silenzio (e soprattuto l'assenso) di tutti quei politici, quotidiani e presunti intellettuali che fino a pochi mesi fa tuonavano contro il precedente Governo per l'abuso che faceva del voto di fiducia, scavalcando di fatto il Parlamento. Evidentemente vale il vecchio detto: due pesi due misure. Le uniche richieste fatte dall'attuale maggioranza al premier Monti per accettare il contingentamento dei tempi sono state infatti quelle di programmare a breve delle correzioni al testo che verrà approvato per quel che riguarda la flessibilità in entrata (PDL), gli ammortizzatori sociali (PD) e una soluzione alla non proprio edificante epopea degli esodati. Dichiara il responsabile lavoro del PD, Stefano Fassina: "Tra le correzioni prioritarie che il Pd si è impegnato a fare alle misure contenute nel Ddl lavoro, una riguarda l'aumento dei contributi previdenziali per le partite IVA iscritte alla gestione separata dell'Inps. È un aumento profondamente iniquo in quanto i diretti interessati sono lavoratori e lavoratrici autonome e dovrebbero versare contributi previdenziali in base alla medesima aliquota in vigore per i lavoratori e lavoratrici autonome". Continua: «Oltre a essere iniquo, il forte aumento è anche controproducente perché spinge al lavoro nero o, nel migliore dei casi, porta a una riduzione netta dei compensi".
Decisamente contraria al testo che verrà presentato alla Camera resta la CGIL, che annuncia scioperi e manifestazioni in tutta Italia il 26 e il 27 giugno (giorno della prevista approvazione della Riforma) con presidio nei pressi di Montecitorio. Secondo il principale sindacato italiano, la Riforma é un "guazzabuglio iniquo e inadeguato che non migliora la qualità del lavoro nel nostro Paese e non aumenterà l'occupazione". Il provvedimento “non combatte la precarietà, specie dei giovani, perché mantiene tutte le tipologie precarie nate dalla politica liberista dei Governi Berlusconi, e non universalizza le tutele in caso di perdita del lavoro, anzi riduce drammaticamente la durata dei sussidi e non li estende a chi oggi ne è escluso”. Il rischio, secondo la CGIL, è addirittura quello di una recrudescenza della crisi. Per evitare questo, il sindacato porta avanti alcune sue proposte, tra le quali: “Un serio contrasto alla precarietà del lavoro, un regime universale di ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro efficaci e finalizzate ad un'occupazione stabile e tutelata, un diritto del lavoro che renda più certa ed esigibile la tutela contro i licenziamenti illegittimi, un vero piano di crescita del paese che promuova la buona occupazione”.