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Banche, governo vara misure su recupero crediti, deducibilità svalutazioni

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il 21 giugno scorso all'Expo. REUTERS/Flavio Lo Scalzo (Reuters)

di Roberto Landucci e Giuseppe Fonte (Reuters) - Via libera del governo al decreto legge che contiene misure per accelerare l'escussione delle garanzie sui crediti e introduce un regime fiscale più favorevole sulle rettifiche di valore. "Con questo provvedimento non solo si recupera la fiducia degli investitori internazionali, ma anche di tanti italiani, semplificando le procedure legate al fallimento e le procedure esecutive", ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi assieme al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Le sofferenze lorde hanno toccato in aprile quota 191,5 miliardi, pari al 10% degli impieghi e un livello mai visto negli ultimi 20 anni, mentre i crediti deteriorati complessivi sono superiori a 350 miliardi di euro. L'esecutivo ritiene che, aiutando le banche a smaltire questa zavorra, anche l'offerta di credito a famiglie e imprese dovrebbe via via aumentare, sostenendo la ripresa in corso. Il pacchetto era pronto da tempo, ma l'esecutivo ha temporeggiato perché temeva che il decreto potesse essere visto come un regalo alle banche e come tale sfruttato dalle opposizioni anti-establishment. Un timore acuito dal fatto che il Pd ha perso la Liguria e alcune città chiave come Venezia e Arezzo nelle ultime elezioni amministrative. Il decreto "facilita il disincaglio dei crediti in sofferenza, salvaguardando i diritti dei creditori e la posizione dei debitori in difficoltà", ha detto Padoan. "Da una parte c'è la possibilità che in una fase interinale si concedano ai debitori crediti aggiuntivi per poter continuare ad operare". In secondo luogo, aggiunge il ministro, il decreto "permette ai debitori di intervenire per recuperare i propri asset in una situazione concorrenziale, cioè prevede esplicitamente che altri attori possano accedere alla procedura con proposte migliorative". "Infine, qualora ci sia da parte della maggioranza dei creditori un accordo sulla risoluzione consensuale dei rapporti di credito con le imprese, non ci potrà essere una dittatura della minoranza che impedisca di concludere l'accordo". Stime elaborate dal ministero dell'Economia suggeriscono che ridurre di 2 anni il periodo medio di recupero possa aumentare del 10% il valore dei 'non performing loans'. In più, il decreto allinea la legge italiana sulle svalutazioni alla maggior parte dei Paesi europei e punta così anche a sanare una possibile procedura di infrazione europea per le Dta, le Deferred tax asset, che in gran parte derivano proprio dal limite alla deducibilità fiscale delle rettifiche. Finora, infatti, le banche potevano dedurre fiscalmente in cinque anni le rettifiche sui crediti. Con il decreto l'ammortamento si riduce ad un anno. "D'ora in poi i nuovi diritti accesi dalle svalutazioni dei crediti, potranno essere goduti nell'anno in cui emergono", ha detto Padoan. "Questo accelera notevolmente l'aggiustamento dei bilanci delle banche e permetterà di dedicare più capitale al credito. È una misura a costo zero per il bilancio pubblico, anzi è possibile che porti piccoli benefici in bilancio", ha aggiunto Padoan. Il ministro precisa che il varo del decreto non esclude più avanti la costituzione di una bad bank propriamente detta, cioè un veicolo munito di garanzie pubbliche che compri dalle banche le sofferenze. La Commissione europea ha per ora bloccato il piano italiano di Bad bank, giudicandolo in contrasto con la normativa Ue sugli aiuti di Stato. Il negoziato è ancora in stallo.