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Cosa rischia l'Italia nella partita greca

Cosa rischia l'Italia nella partita greca

I mercati hanno cominciato a "prezzare" l'uscita della Grecia dall'euro, mentre Alexis Tsipras già da qualche tempo va ripetendo che non percorrerà (in caso di vittoria)  questa strada. Intanto l'Italia comincia a fare i conti con i danni di un eventuale default ellenico.
A seguire le cronache finanziarie degli ultimi giorni non vi sono molti punti fermi: i rumors si rincorrono e si incrociano, senza che in realtà sia possibile farsi un'idea precisa di quello che ci attende nelle prossime settimane. Ecco perché è opportuno seguire da vicino i mercati per capire quali impatti potranno esservi sui risparmi e l'economia più in general.

Cosa attendersi dalla Grecia
La situazione è precipitata la scorsa settimana, quando il Parlamento greco non è riuscito a eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Si è così aperta la strada verso le elezioni anticipate, che si terranno il prossimo 25 gennaio. I sondaggi accreditano al primo posto la formazione di sinistra Syriza, che attacca l'austherity richiesta dalla troika (Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea) alla Grecia in cambio di aiuti finanziari che hanno consentito di evitare il collasso. Fino a qualche tempo fa il leader Tsipras assicurava che, in caso di vittoria, avrebbe portato il Paese fuori dall'euro, mentre negli ultimi tempi ha ammorbidito le sue posizioni, limitandosi a chiedere un robusto sconto dei debiti accumulati negli anni. Si ragiona su un possibile taglio di oltre il 60%, come fatto nel secondo Dopoguerra a beneficio della Germania, con l'Italia che ci rimetterebbe quasi 20 miliardi di euro, tra prestiti bilaterali concessi ad Atene e partecipazione al Fondo Salvastati.
Sta di fatto che il mercato guarda con sconforto all'ipotesi di una Grecia guidata da Syriza e nelle ultime sedute si è assistito a violente oscillazioni dei corsi azionari, con una tendenza prevalentemente ribassista.

Reazioni a catena?
Il timore, infatti, è che una decisione straordinaria a favore della Grecia possa spingere anche altri Paesi in difficoltà (il Portogallo, la Spagna e persino l'Italia) a chiedere misure analoghe. A quel punto la moneta unica europea perderebbe qualsiasi credibilità, e probabilmente la stessa Ue verrebbe offuscata seriamente la sua immagine.

Verso un compromesso?
Voci di corridoio raccontano che gli sherpa sarebbero già al lavoro per trovare un punto di mediazione che eviti un nuovo terremoto sui mercati finanziari. Innanzitutto per il 22 giugno è atteso il via libera della Bce al quantitative easing, cioè all'acquisto di titoli sovrani dell'Eurozona con l'intento di abbassare i rendimenti (dando così respiro agli Stati membri) e immettere nuova liquidità nel sistema. A quel punto, si eviterebbe il rischio di contagio dalla Grecia agli altri Paesi.
Ad Atene potrebbe essere concessa la rinegoziazione del debito, allungando le scadenze e riducendone il tasso. Un modo per evitare di rimettere in discussione il debito contratto, ma al contempo fornire alla Grecia spazi per il risanamento. Nella consapevolezza che un default farebbe male a tutti, Germania compresa (si stima un danno di 70 miliardi di euro per Berlino, e non solo al Paese ellenico.


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