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Esselunga, come Inter e Milan. Il dopo Caprotti parla cinese?

Un’offerta difficile da rifiutare, ma che rischia di spaccare gli eredi del fondatore di Esselunga, indecisi se seguire i consigli dell’ex patron nel testamento o meno. (Credits - AP)
Un’offerta difficile da rifiutare, ma che rischia di spaccare gli eredi del fondatore di Esselunga, indecisi se seguire i consigli dell’ex patron nel testamento o meno. (Credits – AP)

A quasi nove mesi dall’addio a Bernardo Caprotti, fondatore e patron dell’Esselunga, la catena di supermercati più importante d’Italia potrebbe essere a un passo dall’essere venduta. E a mettere sul banco l’offerta più ricca – secondo quanto riferisce Repubblica – è stata la Yida International Investment, un colosso finanziario cinese.

Si parla di 7,5 miliardi di euro, il 25% in più del massimo della valutazione offerta lo scorso settembre dai fondi di private equity Blackstone e Cvc che avevano offerto tra i 4 e i 6 miliardi quando Bernardo Caprotti era ancora vivo. Un’offerta, quella cinese, difficile da rifiutare, ma che rischia di spaccare nuovamente gli eredi del fondatore di Esselunga, indecisi se seguire i consigli dell’ex patron nel testamento o meno.

Sì, perché Caprotti nel testamento suggeriva di vendere l’azienda, dicendo che “è troppo pesante condurla, pesantissimo possederla. Questo Paese cattolico non tollera il successo. Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale”. Compratori esteri, diceva Caprotti, che non si fidava di un’Italia cattolica e di sinistra. “Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo non deve succedere” scriveva il patron di Esselunga.

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Cosa succede, dunque, ora? Difficile dirlo, perché gli eredi Caprotti non sono unanimi su cosa fare. Da un lato, infatti, c’è la seconda moglie di Bernardo, Giuliana, favorevole alla cessione di Supermarkets Italiani e dell’immobiliare Villata. Sulla stessa lunghezza d’onda i due figli avuti da Caprotti con il primo matrimonio – ma che erano in netto contrasto con il padre, che li aveva messi in minoranza nel testamento – e che posseggono il 30% in Esselunga e del 45% in Villata.

Dall’altra parte, invece, c’è Marina, la più giovane dei figli di Bernardo Caprotti e figlia di Giuliana, che da poco è diventata vicepresidente e ha nominato suo marito Francesco Moncada di Paternò amministratore non operativo. La terzogenita, infatti, vorrebbe continuare a gestire Esselunga e, addirittura, starebbe studiando come liquidare i due fratellastri, escludendoli totalmente da Supermarkets Italiani e dell’immobiliare Villata. Un’ipotesi difficile da un punto di vista finanziario, ma che dimostra come in famiglia si rischia una nuova, lunga, battaglia.