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EurUsd: prospettive rialziste

Ieri il Dollaro americano ha subito un’altra giornata molto dura dopo che le parole di Janet Yellen improntate sulla debolezza presente a livello globale e alla conseguente diminuzione delle prospettive d’inflazione negli USA hanno richiamato nuovi venditori e praticamente costretto una parte del grande numero di operatori che ancora ha in portafoglio posizioni long USD a liquidarle.

Il messaggio che la governatrice ha lanciato da New York è stato molto chiaro: il comitato non deve avere fretta nel voler alzare i tassi, e questo ha fatto ulteriormente calare le probabilità di un intervento nel breve periodo, magari addirittura ad aprile come qualcuno iniziava ad ipotizzare. Analizzando i futures sui tassi di interesse si nota che le già basse probabilità “prezzate” ieri dal mercato (11.5%) sono oggi più che dimezzate (4.6%). Anche le probabilità di giugno sono scese (da 34.6% a 28.4%) e più in generale di tutte le scadenze quotate sul future. Per trovare oggi una scadenza dove le probabilità siano quotate almeno al 50% bisogna andare a settembre, arrivando a dicembre dove le stime sono intorno al 65%. Il nuovo scenario emerso vede praticamente nulle le probabilità di un intervento da parte della FED prima dell’estate mentre il discorso rimane aperto a partire proprio da settembre.

La Yellen ha poi chiaramente fatto capire di non volere, più che mai in questo momento, un Dollaro forte. La governatrice ha infatti dichiarato che la recente diminuzione delle prospettive di rialzo dei tassi (che di fatto ha indebolito il Dollaro) ha aiutato l’economia americana contro lo svilupparsi di una situazione estera di debolezza, descrivendo questo fenomeno come uno “stabilizzatore automatico”. Proprio come abbiamo scritto ieri, quindi, la Yellen sta cercando di essere meno aggressiva possibile nella sua politica monetaria in modo da non rischiare di causare nuovi apprezzamenti del Dollaro che andrebbero a mettere in ulteriore difficoltà tutti quei settori, come il manifatturiero, già in situazione di forte crisi derivante dal calo delle esportazioni derivante dalla diminuzione della domanda estera.

Nei giorni scorsi diversi esponenti della FED avevano fatto chiari riferimenti in favore ad un intervento già per aprile, ma in un colpo solo la Yellen ha reso davvero remota questa possibilità mettendo in chiaro con tutti chi comanda. In questo modo John Williams (FED di San Francisco) e Dennis Lockart (FED di Atlanta (BSE: ATLANTA.BO - notizie) ) che sono stati di recenti i principali promotori per un intervento imminente, andando contro le parole di qualche giorno fa della stessa Yellen, sono stati rimessi al loro posto.

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Se a dicembre il FOMC ipotizzava un rialzo dei tassi nel corso del 2016 di un punto percentuale attraverso quattro interventi spalmati durante l’anno, in occasione di quest’ultimo meeting la proiezione era stata dimezzata a due soli interventi prima di dicembre per un rialzo totale di mezzo punto percentuale. La Yellen ha voluto sfruttare lo speech di ieri proprio per motivare ancora questo drastico cambiamento avvenuto, tra l’altro, senza che i toni usati per descrivere la situazione economica americana siano cambiati. La ragione principale sta nel fatto, ha spiegato la Yellen, che lo scenario globale è diventato più preoccupante oggi rispetto a qualche mese fa, facendo un preciso riferimento alle possibili conseguenze derivanti da un rallentamento cinese.

Per quanto riguarda l’economia interna la Yellen ha descritto l’andamento del primo trimestre 2016 come “misto”. Se da una parte il mercato del lavoro e quello immobiliare stanno facendo molto bene, dall'altra il settore manifatturiero e più in generale le esportazioni stanno soffrendo molto e le cause sono essenzialmente due: le turbolenze a livello globale ed il rafforzamento del Dollaro cominciato circa 2 anni fa. E per capire bene l’enorme impatto che l’andamento del tasso di cambio EurUsd ha sulle esportazioni è sufficiente sovrapporre i due grafici.

Si nota molto chiaramente la presenza di una correlazione molto forte, come è assolutamente normale che sia, e questo fa ben capire come mai le esportazioni americane stiano soffrendo molto e, soprattutto, come mai la FED non abbia assolutamente fretta di stringere ancora la propria politica monetaria. Il rischio sarebbe infatti quello di tornare a mettere sotto pressione il cambio EurUsd mettendo cosi ancora più in difficoltà le aziende americane che basano il loro business verso la vendita all'estero.

Tutto ciò è perfettamente in linea con quanto andiamo a consigliare ai nostri clienti ormai da diversi tempo e cioè di mantenersi in acquisto sul cambio EurUsd, indicazione che da ieri esce ulteriormente rafforzata.

Autore: Bonetti Financial Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online