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Fitch non si fida degli Usa e taglia le stime sul Pil

La sforbiciata di Fitch è forte: il taglio sulle proiezioni di crescita del Pil Usa ha visto a luglio un outlook dell’1,8% ridottosi poi al +1,4%.

I motivi del pessimismo

Movimenti populistici, incertezze sui destini politici e frenate agli investimenti privati sono i motivi principali che hanno portato Fitch a dissentire da un ottimismo per certi versi troppo azzardato da tempo propagandato dalla Federal Reserve la quale, però, a conferma di tale ottimismo non riesce a portare fatti concreti come l’aumento dei tassi di interesse. Insomma un quadro che vede un’economia statica, ferma nonostante le misure di stimolo delle banche centrai a livello mondiale, misure che,a quanto pare, hanno perso ogni possibile forza, in particolare nelle aree delle economie più mature.

Le paure nascono dalle possibili derive protezionistiche le cui prime minacce si intravedono nella volontà di Donald Trump, candidato repubblicano, di alzare i dazi verso la importazioni cinesi e rivedere gli accordi commerciali internazionali. Una strategia che favorirebbe una frammentarietà che a sua volta si inizia a intravedere anche nel Vecchio Continente ma, questa volta, per questioni politiche.

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Dagli Usa all'Europa

Alle divisioni interne dettate per lo più dal problema degli immigrati, si associano, al di là dell’esplicita volontà della Gran Bretagna di uscire dall’Unione, anche le diffidenze dettate dalla questione della tempesta bancaria con la Germania che, per anni, ha predicato lo stop agli aiuti di stato sulle banche ed ora si trova a gestire il problema direttamente in casa propria con la questione Deutsche Banke quella Commerzbank (Xetra: CBK100 - notizie) .

Non solo, ma anche il panorama italiano, al limite del mosaico per il numero e per la qualità delle banche (molte delle quali piccole se non piccolissime) non lascia sereni, ancora di più se si pensa che l’iter di riforma del settore è stato affidato a una politica che potrebbe trovare nuovi problemi e nuove instabilità dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre anche senza le dimissioni di Renzi ma semplicemente con un’ulteriore perdita di credibilità e di appoggio da parte della base elettorale. Di oggi la dichiarazione di Salvatore Rossi, direttore generale di Banca d’Italia il quale ha confermato come il processo per lo smaltimento e la gestione dei non performing loans sia lungo, il che aumenta la bassa redditività degli istituti peggiorata anche dai bassi tassi di interesse, circostanza, quest’ultima, definita eccezionale. Almeno, sottolinea Rossi, recentemente si è potuto comunque assistere a un miglioramento della qualità dei crediti e a un primo passo verso al cessione a operatori specializzati, dei primi portafogli di sofferenze.

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