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Perché è importante imparare una lingua straniera in età precoce

Grazie alle app e ai cartoni in inglese, i bambini a volte imparano questa lingua prima dell'italiano: un bene o un male?

Che effetto fa sentire il proprio bambino dire “apple” invece di “mela”? Le app e i cartoni animati che i nostri figli guardano da iPad e smartphone, li stimolano e li aiutano ad apprendere molte informazioni, ed è uno dei motivi per il quale non dobbiamo avere paura di farli giocare con smartphone e tablet. Ma imparare l'inglese prima dell'italiano è un bene o un male? Lo spiega sul blog Wanna Be Mum Mirta Vernice, psicolinguista del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano Bicocca, che si occupa di acquisizione del linguaggio in bambini monolingui, bilingui, e con disturbi specifici dell’apprendimento.

Il bambino farà confusione tra le due lingue? La dottoressa Vernice dice di no, citando il lavoro di Jacques Mehler, punto di riferimento nello studio dell'acquisizione del linguaggio. Questo studio “ha dimostrato come il bambino sia capace, sin dal quarto giorno di vita, di distinguere la lingua madre (ovvero quella della mamma, alla quale è già stato esposto quando era ancora in grembo) da altre lingue”. Il neonato quindi recepisce la lingua che gli è famigliare, quella dei genitori, anche se non è in grado di comprendere quello che sta ascoltando. Inoltre, alcune ricerche dimostrano che essere esposti a due sistemi linguistici diversi non confonde il bambino, ma favorisce una maggiore sensibilità del bambino verso le componenti del liguaggio come la struttura delle parole e i semplici suoni.

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Doppio vocabolario mentale. Nella mente del bambino si raccolgono col tempo le parole che comprende e quelle che è in grado di produrre. Per il bambino che parla ed è esposto a una sola lingua, ogni termine è un'etichetta che associa a un oggetto. “Il bimbo bilingue invece apprende che per ogni oggetto ci può essere più di un’etichetta per riferirsi ad esso”, spiega Vernice. “I bilingui quindi comprendono prima dei monolingui che esiste un rapporto arbitrario tra l’elemento (per esempio, la luna) e le parole che lo rappresentano (“luna” appunto, e “moon”)”. Se all'asilo si avvicinano i piccoli a inglese e cinese, ad esempio, non si deve temere la contaminazione o la confusione: “Sappiamo infatti che il cervello del bambino è in grado di “gestire” le due lingue contemporaneamente, e che il continuo passaggio da una lingua all’altra determina dei vantaggi cognitivi per il bilingue”, aggiunge la psicolinguista. Per questo un'educazione bilingue è sempre auspicabile, anche se richiede grande impegno da parte dei genitori.

Se pensate che stare dietro a un bambino impegnato nell'apprendimento bilingue sia semplice, be’ sbagliate. “Lo sviluppo bilingue presuppone che il bambino sia esposto ad un input linguistico adeguato in entrambe le lingue in modo sistematico e continuativo”, avverte Vernice. Esporre il bambino a parlanti madrelingua di entrambe le lingue è l'input ideale.

Suono e significato. Il bambino comprende il suono, ma non il significato. Ad un certo punto della sua vita, questa associazione si attiverà attraverso la competenza d'uso. Infatti, fino a un anno di vita, i bambini tendono a giocare con gli oggetti, dando loro degli status diversi (ad esempio una matita viene “trasformata” in una bacchetta magica). “Il saper usare un oggetto per rappresentarne un altro è alla base dello sviluppo del linguaggio”, aggiunge la psicolinguista. “Le parole in fondo sono “simboli” che usiamo per rappresentare un oggetto”. Tra gli 8 e i 10 mesi i bambini mostrano di comprendere singole parole, mentre iniziano a produrle tra i 12 e i 16 mesi, ma attenti: non tutti i bambini fanno lo stesso percorso e hanno gli stessi tempi. “Queste tappe di acquisizione possono variare”, spiega Vernice. Quindi, se il vostro bambino non articola molte parole, niente panico!

Il parlatore tardivo. L'allarme deve scattare se a due o tre anni il bambino produce poche parole, in modo non comprensibile, anche se stimolato dalla famiglia. Se produce meno di 50 parole diverse a 24 mesi e nessuna combinazione di almeno 2 parole a 30 mesi, c'è un rallentamento del linguaggio, comune sia a bimbi bilingui che monolingui. In questo caso è bene rivolgersi a degli specialisti. In prima battuta la dottoressa Vernice consiglia una visita neuropsichiatrica, che serve ad escludere problemi di tipo cognitivo. Se il rallentamento è solo linguistico, si passa al logopedista.

I consigli per le mamme. Chi vuole educare il proprio figlio al bilinguismo, deve innanzitutto iniziare a leggere nella propria lingua, quando il bimbo è ancora nella pancia. Poi bisogna esporre quanto prima i bambini a una lingua straniera, attraverso cartoni animati o canzoni (non basta però: questo “non significa crescere il proprio figlio bilingue; gli permette però di familiarizzare con un repertorio di suoni che il bambino potrebbe dover apprendere in futuro”, aggiunge Vernice). Tuttavia questo meccanismo stimola l'inferenza, un processo fondamentale nella comprensione verbale: questa competenza lo aiuterà a comprendere la trama, deducendo gli elementi per lui utili dal contesto e da dettagli non linguistici.