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Ma il quantitative easing serve davvero?

Ma il quantitative easing serve davvero?

Le dichiarazioni rilasciate ieri da Mario Draghi hanno sorpreso negativamente i mercati. Il presidente della Bce non è ancora il momento di avviare il quantative easing, come fatto dalla Federal Reserve americana, anche se l'ozione resta sul tavolo, insieme ad altre misure straordinarie. Resta da capire quali saranno le
tempistiche dell'eventuale intervento e quale il loro effettivo impatto sull'economia reale.

L'allentamento quantitativo
Per Draghi, prima di decidere occorre capire l'impatto delle altre misure già adottate dall'istituto di Francofort, cioè la Tltro (finanziamenti a tasso agevolato alle banche dell'Eurozona che chiedono fondi) e l'acquisto di Abs (strumenti finanziari emessi a fronte di cartolarizzazioni. I portafogli possono contenere prestiti,  mutui casa, obbligazioni e crediti commerciali). Solo a quel punto si deciderà se mettere in campo o meno il Qe, definendo al contempo le caratteristiche di questo intervento. Negli Stati Uniti il piano è stato realizzato dalla Fed tramite l'acquisto di titoli di Stato. Questo ha portato a un calo del tasso di interesse pagato dal Tesoro americano e a un'immissione di liquidità nel sistema finanziario. Qualcosa di simile è stato fatto anche dalla Banca d'Inghilterra ed entrambi i Paesi oggi si trovano in una situazione migliore rispetto anche solo a un anno fa.

Utilità dubbia
Non è detto comunque che sia stato proprio il quantative easing a innescare la ripresa, considerato che allo stesso tempo sono state adottate anche altre misure di stimolo delle rispettive economie, con impatti diretti sull'economia reale, come incentivi ad alcuni settori e defiscalizzazioni. Il Qe in salsa europea sicuramente offrirebbe un vantaggio a tutti coloro che oggi detengono obbligazioni, che potrebbero cederle alla Bce, ottenendo un guadagno dal calo dei rendimenti, così come potrebbero risparmiare qualcosina gli Stati emittenti dell'Eurozona. Considerato, tuttavia, che i tassi sono già ai minimi storici, non sembrano esservi grandi spazi di guadagno. Proprio l'esempio della Tltro, con gli istituti di credito che hanno chiesto molti meno prestiti di quanto atteso, dimostra poi che la trasmissione dei benefici dalla finanza all'economia reale non è così automatico. Va poi considerato anche un altro aspetto: tanto la Fed, quanto la Bank of England hanno agiro prontamente, mettendo in campo le misure straordinarie a loro disposizione durante il picco della crisi, favorendone così una rapida ripresa. L'Eurozona, invece, si è incanalata in una situazione di sostanziale stagnazione (alcuni Paesi come l'Italia sono in recessione, altri come la Germania in leggerissima crescita), che ha portato aziende e consumatori a rivedere i propri comportamenti in termini di spese e investimento. Una situazione che non sarà facile da smuovere in tempi brevi. Ecco perché le misure di Francoforte, per quanto intense, rischiano di arrivare fuori tempo massimo.