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Il mercato ha voglia di rally ma occhio ai dati macro di venerdì

Tra i primi provvedimenti di Trump e le nuove decisioni della Corte Inglese sull'uscita dell'Inghilterra dall'Unione, i mercati si muovono sempre più a vista in attesa di una direzione anche se, come conferma Vincenzo Longo Market Strategist di IG (Francoforte: A0EARV - notizie) , il sentiment di fondo è ancora rialzista. Le strategie nel breve.

Trump alza il velo sulle prime misure, ma Wall Street non si scompone. Come mai?

I mercati sembrano aver già in larga parte scontato quanto annunciato da Trump in campagna elettorale: una politica fiscale ultra espansiva e misure più protezionistiche. Seppur queste prime misure siano apparse più marcatamente protezionistiche e con stimoli fiscali ridotti, Wall Street non ha reagito male. Gli indici principali, dopo una debolezza iniziale, ieri sembrano aver ripreso la corsa, con l’S&P500 che ha aggiornato i nuovi massimi storici. La nostra impressione è che tra gli investitori regni la cautela, con un certo grado di scetticismo circa le misure protezionistiche, anche se preferiscono attendere un riscontro dai dati macro prima di riposizionarsi.

Infatti, fintantoché i dati macro continueranno a rimanere solidi il mercato difficilmente si lascerà andare a vendite massicce. In proposito, vale la pena tenere sotto controllo i dati che arriveranno venerdì sul Pil del 4° trimestre e sugli ordini di beni durevoli. Grande attenzione verrà posta anche sulla riunione della Federal Reserve della prossima settimana, che potrebbe accentuare i dubbi sulla portata e l’efficacia delle prime misure del neo presidente Trump. L’impressione è che il mercato ha comunque ancora voglia di correre. Per attendere una correzione decisa dovremmo monitorare l’andamento dei rendimenti sui Treasury. Un Tnote con rendimento vicino al 2,90-3% potrebbe portare molti gestori a una rotazione di portafoglio importante verso i bond a scapito dell’equity.

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La corte suprema britannica ha sancito che la richiesta dell’art.50 deve essere approvata dal Parlamento britannico, rigettando il ricorso del governo May. Cosa cambia per la Brexit?

Nella sostanza, nulla. A dimostrazione di ciò, vi è anche il movimento della sterlina, che ha risposto in maniera più composta rispetto al passato. In primo luogo, crediamo che il mercato non abbia mai preso seriamente in considerazione l’ipotesi che il Parlamento potesse opporsi all’esito referendario, bloccando la richiesta dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona. In secondo luogo, gli investitori hanno scommesso solo sul fatto che il Parlamento inglese potesse imporre dei paletti rigidi al governo britannico sull’accordo con la Ue. Questa eventualità è diventata certezza dopo il discorso della May della scorsa settimana, facendo cadere anche l’unico elemento di appeal della decisione della Corte suprema di ieri. Il governo May dovrebbe ora accelerare i tempi per rispettare la timeline annunciata (richiesta art.50 entro il 31 marzo) e partire subito con i negoziati con la Ue. Sulla sterlina continuiamo ad avere una visione ribassista nel medio lungo periodo. Le vendite potrebbero intensificarsi soprattutto quando i colloqui entreranno nel vivo, ovvero dopo le tornate elettorali in Francia e Germania.

Dopo l’extra performance di dicembre, il Ftse Mib sembra essersi allineato con il resto d’Europa in questo inizio d’anno. Quota 20 mila punti rimane un target attendibile?

La nostra impressione è che il sentiment sul mercato rimanga ancora impostato al rialzo. A dimostrarlo ci sarebbero le prese di profitto piuttosto contenute dopo il rally dell’ultima parte del 2016. Il mercato crede che non sia finita qui e ci sia spazio per un ultimo allungo. Questo ci fa pensare che il principale indice di Piazza Affari possa tentare di allungare il passo verso quota 20 mila punti, livelli abbandonati un anno fa. La resistenza più interessante al momento passa per 20.400 punti. Oltre tali livelli è ipotizzabile un ritorno verso quota 22 mila punti. I primissimi livelli di supporto passano, invece, sui minimi delle ultime settimane, a 19.150 punti. Il cedimento di tale riferimento potrebbe far scattare delle prese di profitto più marcate con obiettivi posizionati verso 18.300 punti.

L'oro, dopo lo scivolone di novembre e dicembre, è tornato a recuperare terreno, posizionandosi sopra soglia 1.200 dollari/oncia. Quanto durerà il rimbalzo?

Il metallo prezioso è in cerca di riscatto dopo aver perso circa il 18% nel secondo semestre 2016. A fare da guida alle quotazioni continua ad essere principalmente il dollaro statunitense, alle prese ora con una decisa correzione dopo la corsa degli ultimi due mesi. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) momento in cui il trend di apprezzamento del biglietto verde dovesse riprendere, la discesa dell’oro potrebbe riemergere. Importanti saranno anche gli sviluppi della Federal Reserve, in qualche modo incorporate già nel dollaro. Per ora solo un superamento di 1.220 dollari potrebbe essere catalizzatore per un allungo verso 1.245 e 1.280. Indicazioni ribassiste solo con il cedimento verso 1.180 dollari.

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