Nigeria, Amnesty critica rapporti Shell su furti greggio: dati falsati per evitare indennizzi
ABUJA (Reuters) - Amnesty International ha messo in discussione il resoconto di Shell sull'ammontare delle perdite di petrolio in Nigeria, sostenendo che la società abbia cercato di evitare il pagamento di indennizzi e danni all'immagine. La società petrolifera, in una nota, ha detto che "respinge le accuse secondo cui avrebbe aumentato l'impatto dei furti di greggio e dei sabotaggi per distogliere l'attenzione dalla performance operativa". Ogni anno sono centinaia le perdite di greggio dagli oleodotti sul delta del Niger, che creano danni all'ambiente e hanno impatti sugli utili delle società petrolifere, tra cui anche Eni. I furti di petrolio, molto diffusi, i sabotaggi e i guasti agli oleodotti sono tra le principali cause delle perdite. Shell sostiene che la maggior parte delle perdite che subisce siano provocate dai sabotaggi e dai furti e di farsi carico di rimediare al danno qualunque ne sia la causa. Amnesty International invece, in un rapporto diffuso oggi, ritiene che non sia così. "Shell è in malafede sulla devastazione provocata dalle sue attività nel delta del Niger. Questa nuova prova mostra che ciò che dice Shell sulle perdite di greggio non è credibile", scrive Audrey Gaughran, dirigente di Amnesty. Amnesty spiega di aver visionato dei rapporti sulle perdite in cui si identifica la causa del sabotaggio senza dare altre spiegazioni e parla anche di esempi in cui Shell ha quantificato l'ammontare delle perdite in vertici a porte chiuse. Amnesty aggiunge di aver collaborato con gli specialisti americani di 'Accufacts', secondo i quali alcune immagini sul sito di Shell mostrano che le perdite - che secondo la società sono state il frutto di sabotaggio - molto più probabilmente sono da imputare alla corrosione di oleodotti vetusti. Accufacts mette in dubbio anche il metodo usato da Shell per identificare le cause e l'ammontare delle perdite. - Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia