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Padoan prova a disinnescare dubbi Pd su privatizzazioni

Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan (d) con Matteo Renzi quando era premier. REUTERS/Tony Gentile/File photo (Reuters)

ROMA (Reuters) - Dopo che nei giorni scorsi i vertici del Pd hanno espresso dubbi sulle privatizzazioni di aziende pubbliche, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, conferma il piano del governo e dice che la guida resterà dello Stato. "Le privatizzazioni fin qui fatte e quelle future non tolgono dal posto di guida lo Stato", ha detto Padoan presentando al Tesoro le nuove stime Ocse. "Sia con Enav, Poste o, nel passato, Eni e Enel, gli obiettivi strategici rimangono pienamente operativi. Se ci sono timori relativi al cambiamento di priorità queste idee sono sbagliate", ha detto. Oggi un broker avvertiva i suoi clienti che la notizia di una possibile sospensione della vendita di Poste non è positiva per il titolo, "visto che secondo noi nel medio periodo la quota del Mef dovrà essere monetizzata per raggiungere i target di privatizzazioni concordati con la Commissione Europea". Il governo di Matteo Renzi aveva previsto per il 2017 privatizzazioni per lo 0,5% del Pil, una quota decisiva per consentire al debito/pil di scendere dal 132,8% al 132,5. Target già posto, ma non rispettato, per il 2016. Ma è stato lo stesso leader del Pd a dire lunedì scorso, durante la direzione del suo partito: "Abbiamo fatto tutto bene nel privatizzare quello che abbiamo privatizzato?", dopo aver chiesto anche al governo di non aumentare tasse o accise nella manovra correttiva attesa per le prossime settimane. "PERICOLI" DAL PD A sollevare l'attenzione sui "pericoli" della privatizzazione di Poste era stato la settimana scorsa Antonello Giacomelli, sottosegretario Pd allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni. Giacomelli, contrario già all'Ipo, indicava in una lettera ai vertici del Pd il rischio di un taglio degli uffici postali e del personale per tenere alti i rendimenti e metteva in guardia dalla possibile conquista dei risparmi gestiti da Poste da parte di "banche d'affari straniere". In direzione, il presidente del Pd Matteo Orfini ha detto no a "una stagione di privatizzazioni", e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ha ammesso "problemi" a privatizzare le Fs, mentre i pendolari protestano per gli aumenti delle tariffe dell'alta velocità e la qualità del trasporto regionale. Una fonte governativa dice che la questione delle privatizzazioni non è oggetto di discussione nell'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni. Un'altra fonte spiega che si discute non se farle, ma dei "tempi migliori" per realizzarle. La seconda tranche di privatizzazione di Poste, in particolare, si intreccia con le nomine dei vertici. Per fare l'operazione entro giugno, come ha detto il governo, dovrebbe essere confermato l'AD Francesco Caio, perché con un cambio ci sarebbe uno slittamento. Ma le candidature del governo non arriveranno prima di fine marzo, calendario delle assemblee alla mano. Attualmente il Tesoro detiene il 29,7% di Poste, mentre Cassa Depositi e Prestiti ha il 35%. (Giuseppe Fonte, Massimiliano Di Giorgio) Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia