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Padoan chiede cambio agenda politica economica in Europa

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Giselda Vagnoni e Giuseppe Fonte ROMA (Reuters) - Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha chiesto oggi un cambio di passo nell'approccio europeo alla politica economica, facendo eco alle richieste di maggior attenzione a crescita e occupazione sostenute dal premier Matteo Renzi. "È il momento di dire che bisogna cambiare l'agenda di politica economica in Europa... Quello che manca è un ragionamento serio, non finto e non ideologico sulla crescita", ha detto il ministro a un convegno della Luiss sui Guido Carli. Il mese scorso la Commissione europea ha retrocesso l'Italia nel club dei Paesi con "squilibri macroeconomici eccessivi", assieme a Slovenia e Croazia. L'Europa mostra di avere dei dubbi sulla capacità del governo di garantire il pareggio di bilancio nel 2014 e ridurre il rapporto debito/Pil in linea con la regola del ventesimo stabilita dal Fiscal compact. Ma Roma finora ha escluso l'ipotesi di ulteriori manovre correttive sul deficit. Al contrario, per spingere il Pil che dal 2008 ha perso quasi nove punti, Renzi ha annunciato 10 miliardi di riduzione delle tasse per i redditi più bassi, il pagamento di decine di miliardi di debiti della Pubblica amministrazione e riforme costituzionali e del lavoro. L'ex sindaco di Firenze, da luglio presidente di turno dell'Unione europea, ha promesso di rispettare tutti gli impegni presi a livello Ue ma ha anche definito "obsoleti" e lontani dalle esigenze dei cittadini i vincoli del Patto di Stabilità. Padoan, da capo economista dell'Ocse, si è battuto per privilegiare la crescita rispetto all'austerity. Oggi ha detto che l'Italia non intende "buttare al vento gli sforzi enormi di consolidamento fiscale fatti" finora. Tuttavia, "l'Europa è a un bivio: può continuare a tirare a campare, magari in un contesto di politica monetaria che può diventare pericoloso. Oppure, potrebbe essere l'inizio di un nuovo sentiero di crescita". "Il problema dell'aggiustamento strutturale lo hanno tutti i Paesi europei, compresa la Germania", dice il ministro. Secondo quanto hanno riferito fonti governative, Renzi si prepara a negoziare con la Commissione europea più flessibilità nei tempi di riduzione del debito. IL CICLO ECONOMICO INCIDE SUGLI EFFETTI DELLE RIFORME Padoan sembra alludere a questo quando sottolinea che, "con questo sistema di vincoli, bisogna cominciare a ragionare molto più seriamente di quanto è stato fatto fino ad adesso su cosa vuol dire generare crescita" e mettersi d'accordo su "cosa vuol dire avere una strategia di riforme strutturali che funzioni". Infatti, non c'è una ricetta unica. "Determinate riforme funzionano diversamente se collegate o meno ad altre riforme. E, soprattutto, funzionano diversamente a seconda del livello delle istituzioni. Una medesima legge produce risultati diversi a seconda del modo in cui il sistema giudiziario, il sistema amministrativo funziona". A seconda di come la riforma viene implementata. Anche la congiuntura economica non è neutrale per l'impatto delle riforme. In Italia, dopo 9 trimestri di recessione, il Pil del quarto trimestre ha segnato un timido +0,1%. Quest'anno non si dovrebbe andare molto oltre lo 0,6% e il prossimo oltre l'1%. Il tasso di disoccupazione, già vicino al 13%, dovrebbe continuare ad aumentare nel 2014, mentre da ottobre l'inflazione è scesa al di sotto dell'1%. "Bisogna valutare la sostenibilità sociale delle riforme. C'è evidenza crescente che l'impatto delle riforme, in termini di occupazione o di investimenti delle imprese, varia al variare del ciclo economico. È più basso nel momento in cui l'economia è più ferma, comincia a prendere vigore nel momento in cui l'economia accelera", ha spiegato Padoan. "C'è quindi un problema di diversi profili temporali. In condizioni di stringenza del quadro macroeconomico e di finanza pubblica il risultato, e quindi il consenso di una riforma, varia di molto". Sui conti pubblici il governo dovrà cominciare a scoprire le sue carte al massimo il 10 aprile, con il nuovo Documento di economia e finanza (Def). Renzi e Padoan, che hanno accennato alla possibilità di aumentare il deficit pur rimanendo sotto il limite del 3%, potrebbero rimandare la sfida con Bruxelles. Fonti governative dicono che nel Def il Tesoro manterrà il rapporto deficit/Pil al 2,6-2,7% del Pil dal 3% del 2013. Dalla platea della Luiss Padoan ha evitato di sbilanciarsi: "Tutti mi chiedono i numeri, aspettate un attimo, ve li darò e speriamo che siano quelli buoni". In ogni caso, il ministro ha assicurato che con lui sulla poltrona di Quintino Sella l'equilibrio del bilancio non è in discussione. "Non sarò solo il ministro del no ma anche del no", ha detto. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia