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RES PUBLICA - Quirinale, la settimana delle minoranze per i veti

Il palazzo del Quirinale a Roma. REUTERS/Alessandro Bianchi (Reuters)

di Paolo Biondi ROMA (Reuters) - E' la settimana decisiva per le varie minoranze (parlamentari, interna al Pd, interna a Fi...) per mostrare la propria capacità di esercitare diritti di veto nelle candidature per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. I lavori di Camera e Senato, con i dibattiti e i primi voti su riforma istituzionale (a iniziare da quella del Senato) e riforma elettorale, sembrano fatti apposta per offrire occasione a imboscate, malpancisti, bastoni fra le ruote al grande manovratore della situazione politica, Matteo Renzi. Secondo Marcello Sorgi sulla Stampa di oggi, i giochi sono già iniziati con le contestate primarie liguri nel Pd di ieri: guerriglia, colpi bassi tra renziani e sinistra interna. Il premier lo sa. Ha già messo le mani avanti venerdì sera da Lilly Gruber su La7, dicendo di "scommettere" su un'elezione del nuovo inquilino del Quirinale al quarto voto, cioè quando la maggioranza necessaria si abbasserà ad assoluta da quella dei due terzi necessaria nei primi tre voti. Meglio togliersi dalla testa l'illusione di voti plebiscitari, troppe minacce di imboscate all'ombra del segreto dell'urna. Renzi ha perciò iniziato a tessere: sabato a Bologna ha avuto un primo abboccamento con l'ex segretario Pier Luigi Bersani, leader della minoranza interna. Siamo lontani ancora da un accordo, ma il contatto è avvenuto. Troppo presto per rose di nomi ristrette. Sebastiano Messina su Repubblica nota che leader forti di partito non hanno mai vinto: si prova a scrollare petali dalla rosa, ma i petali che restano ancora avvinghiati sono davvero tanti. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia