I peggiori boss al mondo: Jeff Bezos è il più odiato

Infine, la scelta del Lussemburgo per impostare la sede legale di Amazon in Europa ha portato l'organizzazione a definire l'atteggiamento di Bezos come la "rappresentazione dell'inumanità che stanno promuovendo alcune grosse compagnie americane". Questo insieme al temibile braccialetto digitale che monitora tutti i passi dei dipendenti, fanno di Amazon una realtà poco incline al rispetto dei diritti dei dipendenti.

Rupert Murdoch, patron della News Corporation e 91esimo uomo più ricco al mondo secondo Forbes, è considerato un vero manipolatore. Dopo il tabloidgate del 2011 lo ha visto in prima linea in un sistema di abusi e contatti poco a favore del pluralismo garantito, almeno sulla carta, nel suo colosso editoriale. Secondo i redattori della classifica "avrebbe usato il suo potere mediatico per interferire con la democrazia".

Akbar Al Baker, ceo di Qatar Airways, dirige una compagnia aerea a cinque stelle, ma basata su "flagranti abusi" sui diritti minimi dei suoi 20.000 dipendenti. L'International Transport Workers' Federation (Itf) accusano l'ad Akbar al Baker di aver vietato qualsiasi forma di aggregazione sindacale, a cui lui è fermamente contrario: "Se non aveste i sindacati non avreste il problema della disoccupazione, nel mondo occidentale i sindacati rendono le società poco competitive e le portano a una posizione di inefficenza".

Pubblicato sul sito aziendale, il testo era caldamente raccomandato a tutti i dirgenti che temevano dissensi interni tra i dipendenti. Nel 2013 dalla Germania arriva l'accusa di "trattare i suoi dipendenti come robot" e di "operare con disprezzo per la dignità e i diritti dei lavoratori": ogni giorno chi lavora in Amazon compie tratte a piedi di 24 chilometri, e l'azienda ha previsto che ci siano delle ambulanze già appostate fuori dai cancelli in previsione di infortuni o mancamenti.

C. Douglas McMillon, ceo e presidente dell'impero del retail Wal-Mart, guadagna 9,5 milioni di dollari l'anno contro i 25.000 scarsi dei suoi dipendenti che, per arrivare a fine mese, organizzano collette aziendali contro il caro-spesa. Proteste contro il modello Wal-Mart sono scoppiate in 46 stati americani, portando a 50 arresti.

Jamie Dimon, al timone di Jp Morgan, non raccoglie certo più consensi. Nelle motivazioni a suo carico c'è quella secondo cui avrebbe "rafforzato le infrastrutture di controllo" e i "business centrali" del gruppo. Nelle contestazioni dei dipendenti e nei bilanci di fine anno, Jp Morgan ha centrato il primo trimestre in perdita e ha dovuto pagare più di 20 miliardi di dollari per la risoluzione di controversie legali.

Anche Lloyd Blankfmen in classifica. Nel 2013 non è riuscito ad arrotondare gli utili di Goldman Sachs, ma ha comunque chiuso l'anno in positivo, garantendosi uno stipendio pari a 23 milioni di dollari.