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Alitalia potrebbe far gola per un'acquisizione?

Niente accordo, bocciato dai dipendenti, con conseguente schiaffo all’attività dei sindacati e alla loro credibilità. Ma la conseguenza più concreta che è in arrivo per la compagnia aerea riguarda il commissariamento.

Niente ricapitalizzazione

Il no, infatti, è arrivato anche sulla ricapitaliazzaizone, che costringerà il governo a chiedere all’Ue il permesso per un prestito ponte in modo da garantire la liquidità per i prossimi sei mesi, lo stretto necessario per riuscire a restituire una certa appetibilità alla compagnia. La bocciatura del referendum, infatti, ha portato con sè anche il passo indietro delle banche e il mancato arrivo nelle casse di 2 miliardi. Nessuna possibilità di nazionalizzazione dal momento che la situazione di Alitalia (Stoccarda: 2278962.SG - notizie) è ben nota e traballante da quasi un decennio, sebbene i problemi più rilevanti trovino radice negli ultimi 30 anni.

Per Alitalia, dunque, si preannuncia l’apertura di una fase di amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario il cui compito sarà quello di trovare capitali (presumibilmente attraverso al vendita di asset ancora in mano ala compagnia) per riuscire a risanare l’azienda e poi a metterla in vendita. A questo punto l’attenzione si è spostata al 2 maggio quando il Cda, convocato in seconda seduta (la prima è prevista per domani) deciderà il nome, o più presumibilmente i nomi, dei commissari. Le previsioni parlano di Luigi Gubitori e Enrico Laghi tra i nomi più papabili, ai quali sarà concesso un periodo di sei mesi durante il quale la squadra dovrà vagliare tutte le opzioni compresa quella della liquidazione, ovviamente in caso di acquirenti. Stando ai precedenti, la strategia adottata potrebbe essere quella di un drastico tagli di costi e tratte oltre che di personale: in altre parole ridimensionare la compagnia in mondo da permetterne l’acquisizione da parte di un grande protagonista del settore.

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Il punto interrogativo dell'acquisizione

In via precauzionale da Lufthansa (Xetra: LHAB.DE - notizie) hanno già precisato che non hanno commentato le voci che vorrebbero la compagnia di Colonia intenzionata a intervenire sulla vicenda: un possibile intervento presumeva il taglio dei costi voluto da quella stessa manovra bocciata, invece, dai dipendenti. Senza quella, così come anche senza una riorganizzazione delle rotte nessuno avrebbe messo capitali per salvare (momentaneamente) la situazione, prima fra tutti la compagnia tedesca la quale, a sua volta, ha dovuto affrontare proprio nei mesi scorsi una serie di scioperi da parte dei suoi piloti. Altro nome che circola negli ambienti come possibile interessata ad Alitalia, è Ryanair, in passato al centro di un’offerta avanzata dalla società di voli low-cost e respinta da Roma. Ma a questo punto il vero modello da seguire, e non solo per Alitalia, per riuscire a sopravvivere e a lottare contro la concorrenza, è proprio quello dei voli low-cost, più remunerativi ed efficaci soprattutto per le tratte brevi. Molti grandi nomi, infatti, hanno deciso di creare rami all’interno delle proprie aziende, specializzati nel segmento e guardano con interesse al panorama italiano, soprattutto verso Milano Malpensa. Lça conferma arriva proprio dai numeri visto che cifre Enac parlano di un 2016 che ha visto 164 milioni di passeggeri, pari a un +4,8% con una domanda prevista ancora in forte aumento. Il vero problema? La profittabilità in calo.

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