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Decideranno le buste paga

Il rimbalzo dei mercati non riesce ad imporsi, almeno per ora. Ieri è abortito dopo una mattinata abbastanza incoraggiante, con il nostro Ftse-Mib in crescita di oltre +1,5% e col settore bancario in rimbalzo.

Ma poi l’entusiasmo è progressivamente scemato, nonostante il forte rimbalzo dei prezzi del petrolio, salito fino a 46 dollari dopo le sorprendenti dichiarazioni di funzionari iraniani, secondo i quali il livello produttivo pre-sanzioni è ormai vicino ed anche l’Iran potrebbe allora unirsi al gruppo che vuole congelare la produzione. Nemmeno il calo dell’euro/dollaro, che da 1,16 di martedì scorso, ieri è sceso fin sotto 1,14, è bastato a ridare fiducia ai mercati europei.

Il rally del petrolio ha provocato solo una discreta partenza dei mercati USA, ma nulla più.

Ed allora l’ultima parte della seduta europea è trascorsa al ribasso, con gli indici che, dopo aver costatato l’affievolirsi della convinzione americana, si sono rimangiati tutti i guadagni, per chiudere la seduta intorno alla parità. La stessa parabola ha poi disegnato anche Wall Street e persino il petrolio si è sgonfiato, tornando in poche ore a 44 dollari. Il settore bancario europeo è tornato sotto pressione, ed il relativo indice settoriale ha chiuso negativamente la quinta seduta consecutiva. Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) speranze di rimbalzo, germogliate in mattinata, sono state pertanto riposte nel cassetto delle illusioni.

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Intendiamoci. Non c’è stato un calo drammatico. Gli indici europei hanno chiuso tutti intorno alla parità: peggio quelli gravati di molte banche ed assicurazioni, meglio quelli più ricchi di titoli industriali.

Ma è l’incapacità di reagire, nemmeno dopo parecchie sedute opache e con le condizioni di contorno (petrolio e cambio) favorevoli, a preoccupare.

Questa abulia dei mercati rivela molto probabilmente un mutamento di sentiment, anche se formalmente i supporti non sono ancora del tutto ceduti. O, meglio, alcuni indici più solidi (ad esempio quelli americani) non li hanno ancora ceduti, mentre altri hanno sfondato le prime trincee difensive, ma non ancora quelle da ultima spiaggia, il cui cedimento decreterebbe il probabile ritorno ai minimi dell’anno.

Oggi si presenta una giornata abbastanza delicata. La partenza sarà gravata da indicazioni non positive provenienti dall’Asia, dove sembra voler continuare la correzione in Giappone e dove anche gli indici cinesi sono orientati verso il basso. Poi, alle 14,30 avremo un dato chiave, sempre molto seguito dai mercati. Quello sulle buste paga, cioè la creazione di nuovi posti di lavoro in USA nel mese di aprile. I mercati affronteranno l’appuntamento in prossimità di supporti molto importanti. Forse più che in altre circostanze oggi il dato macroeconomico avrà un impatto decisivo e scatenerà i volumi di contrattazione. Gli analisti si attendono la creazione di circa 195.000 posti di lavoro, cioè la stessa cifra comunicata il mese precedente. Scostamenti significativi in meglio potrebbero allontanare i timori di rallentamento economico ed invogliare i compratori a rischiare, producendo quel rimbalzo che si attende da giorni. Valori molto deludenti potrebbero invece gettare nello sconforto gli investitori e scatenare vendite in grado di rompere i supporti, con implicazioni direzionali molto negative.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online