Etico e riciclabile, in Olanda nasce il primo smartphone green
Quest’anno nel mondo si venderanno la bellezza di 1.530 milioni di smartphone. La vita di un dispositivo elettronico è di circa 12-18 mesi, poi lo si cambia, si cede all’inarrestabile desiderio di possedere l’ultimo modello, quello con l’aggiornamento software più recente. Questa corsa al dispositivo tecnologico ha un impatto non indifferente sull’ambiente e sugli abitanti delle zone coinvolte nell’estrazione dei minerali che servono per assemblare lo smartphone. C’è chi ha scelto di produrre un telefono etico, è il caso dell’olandese Fairphone.
Si tratta di un dispositivo etico in tutte le sue fasi di produzione. Dall’estrazione dei minerali al design del prodotto, dall’assemblaggio in Cina fino al riciclaggio. I principi sono quelli del fair trade, il commercio equo e solidale noto anche in Italia. E anche nel nostro mercato è da poco arrivato il Fairphone 2. “E’ una start-up giovane – spiega Mirco Tosatti di Concorde, che ha portato nel nostro mercato il prodotto – ma molto seria, con un approccio quasi da attivisti. Non è un oggetto che si vende per fare utili ma per il messaggio che porta. E abbiamo trovato grande attenzione, a partire da MediaWorld che ha accettato di venderlo”.
I quattro capisaldi su cui si fonda il marchio sono: design di lunga durata, materiali fair, buone condizioni di lavoro, riuso e riciclo. E’ il primo telefono modulare al mondo, l’utente lo può smontare e sostituire le componenti interne senza ricorrere a un centro di assistenza. I ricambi, dal display alla fotocamera, si possono comprare online, sul sito dell’azienda. L’obiettivo di Fairphone è esattamente l’opposto di quello di tutti gli altri competitor: allungare la vita del dispositivo fino a 4 anni, non sperare che sia cambiato dopo pochi mesi. Prezzo? 533 euro, sistema operativo Android.
Quando il telefonino non è più riparabile, Firephone incentiva la riconsegna, finalizzata soprattutto al recupero dei preziosi minerali della componentistica. L’azienda è in grado di attingere alle immense discariche di rifiuti elettronici in Ghana e ha già riutilizzato 100mila pezzi.