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L'apocalisse di Kurz: "Dico addio alla politica"

Former Austrian Chancellor Sebastian Kurz gives a press conference in Vienna, on December 2, 2021. (Photo by Joe Klamar / AFP) (Photo by JOE KLAMAR/AFP via Getty Images) (Photo: JOE KLAMAR via Getty Images)
Former Austrian Chancellor Sebastian Kurz gives a press conference in Vienna, on December 2, 2021. (Photo by Joe Klamar / AFP) (Photo by JOE KLAMAR/AFP via Getty Images) (Photo: JOE KLAMAR via Getty Images)

A soli 35 anni, dopo una carriera fulminea e fulminante, l’ex cancelliere austriaco Sebastian Kurz annuncia la fine della sua storia con la politica. Neanche due mesi fa le dimissioni da cancelliere, sotto lo scandalo di un’indagine per corruzione che lo vede indagato insieme ad alcuni suoi fedelissimi (lui si è sempre dichiarato innocente). Ora la decisione di lasciare tutti gli incarichi, quello di leader del Partito popolare (ÖVP) e quello di capogruppo in Parlamento. I conservatori sono sotto shock: tutti erano convinti che il suo successore, il diplomatico di lungo corso Alexander Schallenberg, fosse una parentesi temporanea da archiviare non appena il cancelliere “ombra” sarebbe stato in grado di riabilitare il suo nome e tornare. E invece ecco la bomba, ancora più rumorosa in un Paese semi paralizzato dal lockdown anti-Covid: il giovane e ambizioso leader lascia la politica, per sempre.

A dargli lo slancio per una mossa così estrema sarebbe stata la nascita, pochi giorni fa, del suo primo figlio. Una folgorazione che gli avrebbe fatto capire che “ci sono ancora tante cose belle nella vita a parte la politica”. “È stato un capitolo entusiasmante, ma è ora di fare qualcosa di nuovo”, avrebbe detto confidandosi con un amico. Ma è chiaro che le vicende giudiziarie c’entrano eccome, come ha ammesso lui stesso in conferenza stampa.

“Non sono né un santo né un criminale. Sono un essere umano con punti di forza e di debolezza”, ha detto ai giornalisti a Vienna. “Dimostrerò l’infondatezza delle accuse sollevate contro la mia persona, anche se dovrò aspettare anni”, ha dichiarato. “Non è stata una decisione facile per me […]. Nelle ultime settimane, che non sono state facili, e negli ultimi giorni, che sono stati molto belli, [mi sono reso conto] di quante cose belle ci siano al di fuori della politica”.

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Kurz ha quindi ripercorso la sua carriera, affermando di aver fatto sempre del proprio meglio per “spostare un po’ la nostra bella Austria nella giusta direzione”, ma riconoscendo di aver preso alcune “decisioni sbagliate” durante i suoi 10 anni in politica. “Ultimamente la fiamma dell’entusiasmo si è abbassata”, perché si è dovuto difendere da “accuse e insinuazioni”, ha proseguito, lamentando di essersi sentito, assieme allo staff, a volte “la preda di una caccia”. “Sostegno e rifiuto sono importanti in una democrazia liberale”. “Ora vado a prendere mia moglie e mio figlio in ospedale”, ha concluso, in una comunicazione che non prevedeva domande dei cronisti.

Le accuse sono quelle che i pubblici ministeri austriaci gli hanno notificato a inizio ottobre, quando agenti della Procura centrale per la corruzione e gli affari economici (WKStA) hanno fatto irruzione nella cancelleria federale e nella sede dell’ÖVP nell’ambito di un’indagine per corruzione contro Kurz e la sua “cerchia ristretta”. Secondo i pm, Kurz avrebbe corrotto alcune agenzie di stampa nel 2016 per fare propaganda contro Reinhold Mitterlehner, all’epoca vice cancelliere e presidente del Partito popolare, con l’obiettivo di prendere il suo posto. La sua scalata alla leadership, insomma, sarebbe stata facilitata da media comprati a suon di mazzette e sondaggi manipolati. Inoltre, la WKStA ha accusato Kurz di appropriazione indebita del denaro dei contribuenti, poiché le tangenti sarebbero state deviate dai fondi del ministero delle Finanze.

Dopo il raid, i partiti di opposizione hanno chiesto all’unanimità le dimissioni di Kurz e hanno convocato una sessione speciale del Consiglio nazionale per votare una mozione di sfiducia. Il 9 ottobre 2021, Kurz si è dimesso dalla cancelleria ma ha annunciato la sua intenzione di rimanere presidente del partito e assumere la guida diretta del partito nell’Assemblea nazionale. I Verdi – compagni di governo dal 2019 - hanno accettato l’accordo, mentre i partiti di opposizione hanno condannato fermamente la mossa affermando che Kurz avrebbe continuato a “tirare i fili”.

Oggi anche quei fili si sono spezzati, risultando nella fine di una parabola politica che lo aveva visto diventare, a soli 31 anni, il capo di governo più giovane del mondo. Fin dal suo primo mandato - da dicembre 2017 a maggio 2019 - Kurz si è distinto per i suoi modi decisi ma sempre impeccabili. Volto levigato, capigliatura lucida perfettamente pettinata all’indietro, Kurz è apparso fin da subito come il nuovo volto di un partito tradizionale che negli ultimi anni si è sempre più schiacciato sulla sua figura, senza l’ombra di un rivale a contendergli la scena. La sua popolarità è andata crescendo sull’onda di politiche anti-immigrazione e promesse di massicci tagli alle tasse per le classi medie. La sua prima coalizione di governo, con il Partito della libertà austriaco (FPÖ), è stata guardata da tutti in Europa come l’esperimento di un possibile innesto tra conservatori tradizionali e ultra-destra nazionalista e populista. L’operazione – bruscamente interrotta da un altro scandalo di corruzione - si basava su due elementi: la ferma volontà di Kurz di porsi come leader europeo (è stato il primo cancelliere federale dell’Austria a fare la sua visita inaugurale a Bruxelles, anziché nella vicina Germania) e lo spostamento dell’ÖVP su posizioni sempre più estreme (soprattutto su temi come migranti, islam e unioni omosessuali).

Nel 2019 era all’apice della sua popolarità - Der Spiegel lo aveva messo al primo posto nella sua classifica “Chi sarà importante quest’anno all’estero?” - quando il 17 maggio venne alla luce l’affaire Ibiza. In quel caso lo scandalo non lo toccò direttamente, ma coinvolse il suo vice cancelliere e presidente dell’FPÖ Heinz-Christian Strache e il vicepresidente dell’FPÖ Johann Gudenus. Un video pubblicato quel giorno dalla Süddeutsche Zeitung e dal Der Spiegel mostrava i due esponenti dell’FPÖ spalancare le braccia di fronte alle offerte di corruzione di una donna che si era presentata loro come nipote di un oligarca russo vicino a Vladimir Putin, lasciandosi andare a elogi del metodo Orbán sulla stampa e a suggerimenti su come violare la legge finanziaria austriaca sulla campagna elettorale. Il clamore fu tale da determinare la rottura della coalizione ÖVP-FPÖ; Kurz provò a resistere per qualche giorno, ma presto fu estromesso con una mozione di sfiducia.

Dopo le elezioni legislative del 2019, è tornato al potere, formando un’altra coalizione, questa volta con i Verdi. Kurz e il suo nuovo gabinetto sono stati inaugurati nel gennaio 2020; tuttavia, il programma della coalizione è stato rapidamente ostacolato dalla pandemia di Covid-19, che proprio nelle ultime settimane è tornata a mordere il Paese. Il 9 ottobre - a seguito dell’altra inchiesta per corruzione, questa volta a suo carico – Kurz ha annunciato il passo indietro, indicando come suo successore il ministro degli Esteri Schallenberg (a lui il compito di comunicare agli austriaci la necessità di un nuovo lockdown anche per i vaccinati e l’introduzione a partire dal primo febbraio dell’obbligo vaccinale, visto il basso tasso di immunizzazione raggiunto).

Colpisce il tempismo del suo addio alla politica, proprio nel giorno in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel riceve gli onori militari per la conclusione del proprio mandato, dopo 16 anni al timone. Entrambi lasciano i rispettivi Paesi nel pieno di una quarta ondata che li ha colpiti molto più duramente rispetto alla maggior parte d’Europa. Nel 2019 il quotidiano tedesco Neue Zürcher Zeitung paragonava i due leader, a tutto vantaggio del giovane e dinamico cancelliere austriaco: Kurz incarnava “rivolta, fiducia, dinamismo, eleganza e determinazione”, mentre la cancelliera tedesca era simbolo di “stagnazione”. Nessuno poteva immaginare che due anni dopo anche il rampante Kurz avrebbe consegnato la sua eredità politica - e che no, non ci sarebbe stato confronto.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.