Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • Dow Jones

    39.848,13
    +41,36 (+0,10%)
     
  • Nasdaq

    16.809,64
    +14,76 (+0,09%)
     
  • Nikkei 225

    38.946,93
    -122,75 (-0,31%)
     
  • EUR/USD

    1,0855
    -0,0006 (-0,05%)
     
  • Bitcoin EUR

    64.260,20
    +1.293,47 (+2,05%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.515,57
    +27,03 (+1,82%)
     
  • HANG SENG

    19.220,62
    -415,60 (-2,12%)
     
  • S&P 500

    5.316,41
    +8,28 (+0,16%)
     

Lavoro, voto fiducia slitta a domani ma minoranza Pd dirà sì

di Francesca Piscioneri ROMA (Reuters) - Si allungano in Senato i tempi di approvazione della delega sul mercato del lavoro, con il voto di fiducia che non arriverà prima di domani, mentre la conferenza europea convocata da Matteo Renzi a Milano sarà già in corso. Sui contenuti del maxi emendamento del governo si sa solo che dovrebbe recepire alcuni emendamenti presentati in Senato dalla minoranza Pd - un bon geste del governo per far digerire il voto di fiducia - "ma non quello sull'articolo 18", secondo quanto riferito da Federico Fornaro, tra i firmatari dei sette emendamenti. Fornaro ha detto la minoranza non farà mancare la fiduciano, ma ha definito il metodo usato dall'esecutivo "uno strappo istituzionale: ci sono solo due precedenti di richiesta di fiducia su un disegno di legge delega, è un segno di debolezza". Una fonte parlamentare riferisce che l'area vicina alle posizioni di Pippo Civati, minoritaria comunque, potrebbe uscire dall'aula per abbassare il quorum. Stamani i lavori dell'aula sono stati interrotti ben quattro volte per mancanza del numero legale - Forza Italia non ha votato, non consentendo di avviare la discussione generale - e la seduta è riconvocata questo pomeriggio alle 16,00. Terminata la discussione generale, il governo dovrebbe chiedere la fiducia sul maxi emendamento. La seduta oggi terminerà alle 20,30; difficile dunque che il voto di fiducia arrivi prima di domani. Incontrando i sindacati a Palazzo Chigi stamattina presto, Renzi ha ribadito i capisaldi della strategia del governo sul lavoro votati la scorsa settimana dalla direzione del Pd: diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per gravissimi casi disciplinari; riduzione delle forme contrattuali; 1,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali e 2 miliardi per la riduzione delle tasse sul lavoro da inserire nella legge di Stabilità che sarà presentata a metà ottobre. Il nuovo testo dovrebbe quindi prevedere maggiori garanzie sulle risorse per gli ammortizzatori sociali, una contestualità tra la riforma degli ammortizzatori e la semplificazione delle forme contrattuali, criteri oggettivi in tema di demansionamento e controlli a distanza per dare maggiori garanzie al lavoratore e minore discrezionalità all'azienda. Sui licenziamenti la minoranza chiedeva la piena tutela dell'articolo 18 per tutti i neoassunti dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. La norma non sarà sicuramente recepita sia perché non sarebbe mai votata dall'alleato di centro destra Ncd, i cui voti sono dirimenti in Senato per Renzi, sia perché superata da quanto approvato dalla direzione Pd. La cosa più probabile è che, dopo un can can di settimane, lo spinoso tema dei licenziamenti ingiusti venga dettagliato nei decreti delegati che il governo presenterà dopo il via libera definitivo alla delega, quindi nel 2015. - ha collaborato Alberto Sisto Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia