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Opec: lo spettro della Russia e la minaccia dell'Iran su Vienna

Vienna oggi capitale dell’economia mondiale dal momento che vedrà ospite sia la conferenza stampa della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) che il vertice Opec.

Le attese sulla Bce

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) primo caso l’occasione è fornita dai 200 anni della banca centrale austriaca, anche se l’ospite di riguardo, Mario Draghi, non sembra darà grandi sorprese nè dirà grandi novità per le politiche di stimolo monetario già avviate da un anno e implementate da oltre due mesi e i cui risultati non paiono arrivare nei tempi brevi.

L’attenzione è concentrata sulle comunicazioni riguardanti il possibile rafforzamento dell’inflazione, anche se finora ci si è mossi più che altro guidati da una serie di dati minimi in arrivo di volta in volta dall’Istat, dall’Eurostat e da altri enti specializzati, dati frammentati e contrastanti che non danno una grande spinta verso la rassicurante certezza di un cammino sostenibile vero il target fissato al 2% dalla stessa Bce. In tutto questo le borse si muovono caute anche per l’attesa dei risultati dell’altro evento clou che si svolge sempre a Vienna, la riunione dell’Opec, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio che si presenza a consesso in uno stato di divisione più aperta che mai.

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La situazione dell'Opec

Il motivo del contendere riguarda ancora il tetto alla produzione di greggio e i due schieramenti che si stanno delineando all’interno. Da una parte l’Arabia Saudita che sta tentando di riuscire, pur senza dover mettere mano alla produzione, di arrivare a un accordo di massima tra i rappresentanti, dall’altra l’Iran che, reduce da anni di sanzioni internazionali, non solo non ha la minima intenzione di essere ingabbiata in una serie di limiti e di accordi ma ha deciso ormai definitivamente di implementare la sua già florida produzione arrivando a sfiorare i 5 milioni di barili al giorni (4,8 secondo le stime ufficiali). Una mossa che ha preso in contropiede molti osservatori i quali avevano creduto che Teheran, prima di riuscire a diventare un pericolo, avrebbe dovuto rimodernare i suoi impianti ormai obsoleti. Cosa che evidentemente è avvenuta prima del previsto.

Il fantasma della Russia

Ma c’è anche all’orizzonte un altro fantasma che si concretizza tra i presenti alla riunione Opec di Vienna, quello della Russia. Fantasma, sì, dal momento che ha disertato l’appuntamento. Ufficialmente perchè non invitata, come conferma il viceministro dell’Energia russo, Anatoly Yanovsky. Forse perchè Mosca aveva già di fatto la sua parte due mesi fa quando, fallito il vertice di Doha, gli emissari di Vladimir Putin tentarono il tutto per tutto trovare un’intesa tra Arabia Saudita e Iran. Allora fu una mossa praticamente disperata anche perchè, era fine aprile, il greggio aveva già dato dimostrazione di poter toccare gli abissi dei 25 dollari al barile, minacciando una rivoluzione sociale in più di una nazione la cui economia sarebbe stata presto messa alle strette dall’insostenibilità delle quotazioni.un esempio sia proprio quello di Mosca con un margine di guadagno che si attiva solo con un petrolio a 96 dollari al barile mentre per il Venezuela, ormai sull’orlo della guerra civile, si parla di oltre 120.

Le cifre dell'Ocse

Adesso (Londra: 0N5I.L - notizie) , invece, il Brent aleggia intorno alla più rassicurante area di 50 dollari, il che permette agli sherpa della diplomazia russa di attendere l’evoluzione della situazione. Anche se Mosca è una delle vittime più illustri di quanto sta accadendo dal momento che proprio in questi giorni l’Ocse limato al ribasso le stime per la nazione degli zar le cui prospettive di crescita si sono trasformate da un iniziale -0,4% a un nuovo -1,7% nel 2016. Un risultato che sarà causato anche dalla presenza di sanzioni (nate dopo la questione ucraina) che stanno già facendo sentire il loro peso anche a livello sociale costringendo Mosca a togliere quelle che lei stessa aveva applicato come risposta, su alcuni prodotti occidentali. Ma a quanto pare non tutti guardano i 50 dollari come un sollievo: stando a quanto riferito dal FT il livello toccato non sarebbe sufficiente per salvare le nazioni più in pericolo dalla crisi ma nemmeno così allarmante da far correre ai ripari, cosa che in effetti sta avvenendo a Vienna dove l’atmosfera che si respira sembra essere satura più che altro di attendismo e curiosità per il nuovo ministro del Petrolio degli Emirati, Suhail al-Mazrouei e il suo approccio sul mercato.

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