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Piazza Affari regina d'Europa: chi corre di più tra le Big?

Mentre si “festeggia” l'anniversario dei prodromi della crisi Lehaman Brother, cioè i fallimenti delle società “minori” che avrebbero poi creato la più grande crisi economica che la storia ricordi, la Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , arriva a dettare le regole per la gestione dei Nn (NasdaqGS: NNBR - notizie) performing loans che della crisi sono la più grande e tuttora evidente zavorra che resta. Almeno per il Vecchio Continente e in particolar modo per l'Italia.

Il panorama a Piazza Affari

Oggi Piazza Affari regala un rally che le permette di salire in cime all'Europa aiutata per lo più dai bancari. Poco dopo le 13, infatti il Ftse Mib registrava un attivo che superava l'1,1% mentre il resto del Vecchio Continente non andava oltre lo 0,42% del Cac40 oppure lo 0,13 del Dax di Francoforte. Non sullo stesso piano il Ftse100 di Londra che viene fotografato a -0,1%. Sul listino milanese fanno bella mostra di sé i titoli bancari con Banco Bpm ai primi posti con un +5,36% seguita da altri grandi come Banca Ifis (Londra: 0NBX.L - notizie) (4,45%), Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) 2,9% e Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) a 2,3%.

Le nuove regole della Bce

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Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) piano dettagliatissimo fornito da Francoforte si evince immediatamente come l'azione richiesta si indirizzi principalmente alle banche il sui livello di Npl è fortemente sopra la media; proprio da questi istituti si pretende una serie di strategie definite ambiziose ma realistiche, in altre parole, strategie radicali ma sostenibili. Il comunicato della Bce pur evitando di premere l'acceleratore sul fattore quantitativo, preferisce adottare un approccio qualitativo e quindi la salvaguardia della forza e del potere intrinseco della banca di generare valore, confermando proprio in quest'ottica, che per la completa attuazione del processo di confronto con la Vigilanza, potrebbe volerci del tempo. Il ragionamento parte da una constatazione semplice: misure drastiche per una soluzione immediata richiedono nuovi aumenti di capitale con relativo aumento del fattore di rischio e un irrigidimento delle politiche dei prestiti ad aziende e privati. A differire da questa interpretazione sono gli esperti di Icbpi, secondo cui il processo di valutazione sul deterioramento delle esposizioni resta soggetto a criteri internazionali.

L'impronta dell'Italia

Quello che, in definitiva, vuole la Bce non è altro che la riforma della gestione e del modello di business delle banche, alle quali lascia carta bianca per tempistiche e soluzioni che dovranno essere a loro volta scelte tenendo conto delle caratteristiche pregnanti dei singoli portafogli in mano ad ogni banca. Un disegno che in molti hanno voluto interpretare come rispondente problematiche presenti sul settore del credito italiano ovvero di banche che necessitano di una gestione più ampia ed organica dei Npl in cui la cessione è solo una delle opzioni anche se, nel ventaglio delle alternative, si osservano le stesse che esistono già e cioè recupero, cancellazione, applicazione delle garanzie. Non solo ma proprio la strategia definita ambiziosa ma realistica sembra richiamare la necessità delle banche italiane di adottare una serie di soluzioni con un impatto decisivo ancora più che deciso. Ad aumentare il dubbio sul fatto che la Bce si sia rivolta alle banche italiane, ci sono anche gli avvertimenti per chi verrà meno all'impegno: saranno attuate verifiche e confronti che confluiranno nello Srep ovvero in quella serie di procedimenti di revisione e valutazione prudenziale e che inquadra la situazione della banca stessa sia in termini di requisiti patrimoniali che di gestione dei rischi. Avvertimenti che puntano proprio a Roma e alle misure, giudicate insufficienti, per l'implementazione delle misure di pignoramento che non sono riuscite a scalfire se non in maniera infinitesimale i circa 200 miliardi di Npl che gravano sul sistema italiano.

Ma non è solo Roma a soffrire dei debiti inesigibili, overo di quei debiti il cui rimborso è praticamente impossibile (nel peggiore dei casi) a causa del fallimento di chi lo ha contratto o dell'impossibilità del privato di rimborsarlo: l'intero sistema della zona euro è oppresso da un macigno che supera i 920 miliardi

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