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Professione "naso": Luca Maffei racconta come si creano i profumi

Luca Maffei
Luca Maffei

La professione di “naso” rappresenta un mondo affascinante, fatto di dedizione, studio, immaginazione e creatività. Non si nasce “naso”, ma lo si diventa con lo studio e con la costruzione di un solido background di memoria olfattiva. L’Italia è attualmente priva di scuole per profumieri e il punto di riferimento, a livello mondiale, continua a essere la Francia.

Ed è proprio in Costa Azzurra, nella prestigiosa scuola di profumeria di Roure (Givaudan) di Grasse, che Luca Maffei, giovane talento della profumeria italiana, ha consolidato con lo studio l’attitudine sviluppata sin da bambino, al fianco del padre Marco Maffei, figura di spicco della profumeria italiana e fondatore, insieme a Maurizio Cerizza, dell’Atelier Fragranze Milano. Yahoo! Finanza lo ha intervistato per saperne di più su questo affascinante lavoro.

Signor Maffei l’olfatto è, probabilmente, il senso più sottovalutato di tutti, non crede?

“Assolutamente. Specialmente oggi, in una civiltà dominata dall’immagine e, quindi, dalla vista, l’olfatto è sovrastato dagli altri sensi e ciò si riflette nella crisi del settore profumiero”.

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Si tratta di un senso in un certo qual modo molto legato alla memoria.

“L’olfatto si basa sulla memoria e chi sceglie di intraprendere questo lavoro deve intraprendere un lungo percorso di memorizzazione degli odori. Come il musicista con sette note può comporre infinite melodie, noi ‘nasi’ dobbiamo imparare a riconoscere un migliaio di odori. Sviluppare la memoria olfattiva è la base della nostra professione. Una volta che il naso è stato educato a riconoscere le fragranze, il profumiere si crea, come fanno i pittori con la paletta dei colori, una propria selezione di profumi preferiti”.

Qual è il percorso di studi che porta a diventare “naso”?

“Oggi chi fa questa professione deve avere alle spalle una formazione scientifica che può essere una laurea in chimica o in farmaceutica. Concluso un percorso universitario si apre un bivio: o ci si iscrive a una scuola indipendente, come ho fatto io, oppure si entra nelle scuole delle grandi multinazionali dell’industria profumiera ”.

Udito e vista sono due sensi in cui le differenze fra i vari soggetti sono molto ampie. Dell’olfatto si sa poco: si nasce con una sensibilità superiore o il senso si può educare?

“Il 90% delle persone sente gli odori nello stesso modo, ma non vi presta attenzione. Il percorso formativo è teso a far crescere questa attenzione e ad ampliare la propria memoria olfattiva. Si ‘studia’ con cartine imbevute di olii essenziali dei quali non viene svelata la natura e lo studente deve associare questo profumo a un ricordo. Chi crea profumi saprà riconoscere quali componenti sono stati utilizzati in altre fragranze”.

Chi sono i grandi nasi?

“Normalmente sono quelli che lavorano per i grandi marchi. Si tratta di un rapporto di reciproca valorizzazione: il grande profumiere e la griffe di moda che distribuisce la sua creazione sono legati in maniera indissolubile. La differenza la fa sempre la creatività, basti pensare allo Chanel n° 5, un grande profumo che introdusse elementi particolari mai usati prima”.

Quindi non esistono “nasi” con un loro marchio?

“Nessun creatore di fragranze ha un proprio marchio. Le aziende come quella per cui lavoro, Atelier Fragranze Milano, realizzano fragranze per le case di moda sulla base di richieste specifiche di target. Anche in questo caso la Francia resta la nazione leader, mentre in Italia sopravvivono poche aziende profumiere. Ma, nonostante la crisi, nel nostro Paese sembra rinascere l’interesse per questo bellissimo mestiere”.