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Referendum, il peso dell'incertezza su Mps, Poste e banche salvate

di Giuseppe Fonte ROMA (Reuters) - L'incertezza sull'esito del referendum costituzionale pesa non solo sul futuro politico di Matteo Renzi ma anche sul successo di tre grandi operazioni finanziarie previste entro fine anno, con possibili effetti sui conti pubblici e sulla fiducia dei risparmiatori nel sistema bancario nazionale. Nell'ultima parte del 2016 dovrebbero tenersi l'aumento di capitale di Banca Mps, il collocamento del 30% circa di Poste italiane e la vendita di Banca Marche, Banca Etruria, Cari Ferrara e CariChieti. La consultazione sulla riforma, che riduce i poteri del Senato, si terrà tra metà novembre e il 5 dicembre e i sondaggi mostrano un testa a testa tra favorevoli e contrari. Renzi ha più volte affermato che si dimetterà in caso di sconfitta, aprendo una fase di potenziale instabilità politica tradizionalmente poco apprezzata dai mercati. L'incertezza può scoraggiare gli investitori ad impegnare fondi in operazioni portate avanti o comunque avallate dall'esecutivo. A inizio agosto l'agenzia Dbrs ha già prospettato un peggioramento del rating sull'Italia se l'elettorato dovesse bocciare la riforma costituzionale. In un report del 5 settembre, Citigroup dice che "il 'No' potrebbe "esacerbare i timori sui progressi dell'Italia in materia di riforme". E secondo uno studio di ieri di Goldman Sachs, sulla scadenza a 10 anni non sarebbe sorprendente osservare un allargamento dello spread tra titoli sovrani italiani e spagnoli fino a 40 punti base dai 16 attuali, "livelli non osservati dall'avvio del Quantitative easing" della Bce. MPS Il Monte ha annunciato un aumento di capitale fino a 5 miliardi nell'ambito del piano di risanamento e cessione di tutte le sofferenze. Secondo Renzi, "ci sono le condizioni perché l'aumento si faccia entro l'anno". Ma per Goldman Sachs, se il referendum si svolgesse a fine novembre sarebbe difficile completare l'aumento prima della pausa natalizia. Inoltre, in caso di una vittoria del'No', "gli investitori potrebbero decidere di aspettare fino a che sia fatta maggiore chiarezza", con ripercussioni su altri istituti di credito, non solo su Mps. POSTE La seconda importante operazione in cantiere è il collocamento sul mercato del 29,7% residuo di Poste italiane, dal quale l'esecutivo si aspetta circa 2 miliardi. "Prima di agosto si puntava a chiudere tra settembre e ottobre. Ora il governo è più orientato ad aspettare l'esito del referendum", spiega una fonte bancaria vicina all'operazione. Finora il ministero dell'Economia ha completato con successo solo l'Ipo di Enav, incassando oltre 800 milioni. Senza la cessione di Poste sarà impossibile rispettare il target di 0,5 punti di Pil per i proventi da operazioni di privatizzazione e dismissione del patrimonio pubblico. LA CESSIONE DELLE QUATTRO BANCHE 'PONTE' Il contesto politico può pesare anche sulla cessione delle quattro banche ponte nate da Banca Marche, Banca Etruria, CariFe e CariChieti, salvate a fine 2015 nell'ambito della prima procedura europea di risoluzione avviata in Italia. I proventi della vendita concorrono a far sì che il debito scenda già da quest'anno in rapporto al reddito nazionale, obiettivo ribadito il 2 settembre dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Il fondo nazionale di risoluzione, lo strumento con cui è avvenuta l'operazione, è stato riclassificato da Eurostat nella Pa e questo ha comportato un aumento di 0,1 punti di Pil del debito nel 2015. Il Documento di economia e finanza (Def) spiega che sul rapporto debito/pil del 2016, indicato al 132,4%, incide in positivo lo svuotamento del fondo di risoluzione, dovuto proprio alla vendita delle bridge bank. Hanno collaborato da Milano Francesca Landini, Valentina Za ed Elisa Anzolin Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia