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Rivolta nella BoJ: tassi negativi sono un errore. Tokyo crolla

Le divisioni interne sembrano essere un elemento caratterizzante delle banche centrali, ancora di più in questo frangente che ha esposto gli istituti a pericolose politiche di tassi ribassati e, in alcuni casi, anche di tassi negativi. Una strada inesplorata, pericolosa e potenzialmente autolesionista che non convince.

I dissensi dalla BoJ

Ecco allora spuntare i dissensi all’interno della Federal Reserve circa la tempistica di rialzo dei tassi, complici i dati macro ancora in chiaroscuro che non permettono di dare un giudizio sereno sul da farsi. Più complicata e soprattutto più allarmante, invece, al situazione del Giappone, da tempo impegnato in una radicale politica di accomodamento monetario per uscire da una stasi economica e sociale ormai trentennale. Un esperimento che stenta (forse troppo) a dare i suoi frutti e quelli che ha dato non appaiono particolarmente buoni e soprattutto non incisivi. Facile, perciò, che anche a Tokyo nascano dissensi circa le future mosse che la Bank of Japan sarà inevitabilmente costretta a fare per riuscire a mantenere a galla una situazione sempre più interlocutoria. La differenza con Washington sta nel fatto che sia il primo ministro Shinzo Abe che il governatore della BoJ Haruhiko Kuroda, hanno provveduto a costruirsi un consenso ampio all’interno dei rispettivi panorami d’azione, il primo con elezioni che a suo tempo permisero al partito di Abe di conquistare sia la Camera Bassa che quella Alta del Parlamento, elemento necessario per permettere al governo di attuare quelle riforme radicali del sistema lavoro e di quello fiscale.

La dittatura di Kuroda

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Il tutto mentre dall’altra parte Kuroda ha fatto in modo di circondarsi di altrettanti esponenti della sua corrente d’azione la quale prevede una serie di stimoli monetari a oltranza, inclusi i tassi negativi. A quanto pare, però, la situazione potrebbe essere sfuggita di mano anche al previdente governatore. Infatti, cosa più unica che rara, un suo collaboratore Takehiro Sato, ex economista di Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) , si è scagliato apertamente contro la scelta di adottare tassi negativi, una scelta che, a suo dire, starebbe portando a risultati controproducenti perchè allontanerebbe gli investitori dalle scadenze brevi spostandole su quelle più lunghe (a volte anche trentennali) in cerca di rendimenti più appetibili e, più nello specifico, da fondi che investono con scadenze lunghe e per giunta in asset non rischiosi a differenza di quanto invece vorrebbe la BoJ. Da tempo Sato si era scagliato contro la volontà di Kuroda di stampare più soldi e già nel novembre del 2014 aveva espresso il suo pensiero votando contro. Immediato il risultato: Tokyo chiude a -2,3% con uno yen che torna ad appesantirsi sul dollaro.

Il rinvio dell'Iva

Intanto il primo ministro Shinzo Abe ha ufficializzato il rinvio dell’aumento dell’Iva dall’8 al 10 per cento che slitta di addirittura due anni e mezzo, una scelta che fa seguito a quella già presa precedentemente e che poneva l’inizio dell’aumento ad aprile 2017. Slitta dunque per la seconda volta il provvedimento grazie però a due motivi. Il primo è prettamente politico: a luglio infatti, ci sarà il rinnovo della Camera Alta e Abe deve essersi ricordato del successo ottenuto quando, in occasione del primo rinvio dell’aumento dell’Iva particolarmente gradito alla popolazione nipponica, indisse elezioni anticipate che gli consegnarono la maggioranza in entrambi i rami del parlamento. Di (KSE: 003160.KS - notizie) fronte a queste motivazioni passa in secondo piano quella ufficiale e cioè la volontà di non stressare troppo il potere d’acquisto ancora limitato dei consumatori e dare più ossigeno per la ripresa, finora latente, della domanda interna. E che nello stesso tempo è anche una conferma delle parole di Sato.

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