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Costi della casta, ai parlamentari paghiamo la polizza vita

Costi della casta, ai parlamentari paghiamo la polizza vita

Ormai non si contano neanche più. I privilegi della Casta, invece che diminuire, continuano ad aumentare. Ai parlamentari paghiamo anche la polizza sulla vita. Fino a 500mila euro per gli eredi in caso di morte del politico assicurato. Costo? Circa un milione di euro, con i soldi dei cittadini. L’ennesima agevolazione a spese pubbliche, denunciata in questo caso dai parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Si tratta di una polizza sulla vita stipulata in convenzione dai vertici di Montecitorio con Ina Assitalia e Fondiaria Sai. Visti i tempi, con il vento dell’antipolitica che soffia forte, potrebbe pensare qualcuno, meglio assicurarsi anche per eventi straordinari. Fatto sta che in caso di morte dei deputati in carica, l’assicurazione paga agli eredi cifre che variano dai 258mila euro previsti per gli eletti con oltre 66 anni d’età, fino ai 516mila euro per i più giovani, con età inferiore ai 40 anni. Un milione di euro sborsato dalla Camera. E chissà come stanno le cose al Senato. “E’ un privilegio intollerabile, un servizio non necessario che va assolutamente cancellato”, è il monito del vicepresidente di Montecitorio, Luigi Di Maio, che insieme ad altri due colleghi grillini, i segretari d’aula Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino, ha chiesto formalmente - con tanto di lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini - che la questione sia messa all’ordine del giorno del prossimo ufficio di presidenza.

Fare i conti in tasca agli altri non è mai bello. Ma se si tratta di politici e di soldi pubblici, la cosa cambia. E per la precisione, risultano assicurati tutti i 630 deputati: 496 uomini e 134 donne, come riportato qualche giorno fa da L’Espresso. Le polizze degli onorevoli maschi pesano sui conti di Montecitorio per 747mila e 545 euro, quelle delle colleghe donne “solo” 72mila e 467 euro. A dire il vero, la polizza sulla vita non è certo il vizio più costoso della Casta. Qualche settimana fa la Camera ha approvato l’assistenza sanitaria integrativa per i conviventi dello stesso sesso. Previo pagamento di una quota, agli onorevoli dallo scorso maggio è permesso estendere la copertura sanitaria anche al compagno gay. Niente di male, anzi, un passo verso il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Bisogna però precisare che si tratta di un trattamento che spetta solo alla lobby politica perché ai comuni cittadini non è concesso. Tanto da suscitare l’immediata reazione del ministro per le Pari opportunità, Josefa Idem che ha assicurato: “Presto un disegno di legge per le unioni civili”. Intanto, però, resta un privilegio esclusivo per pochi.

L’assistenza sanitaria integrativa, comunque, riguarda sia onorevoli che senatori. Il rimborso per le prestazioni mediche dei parlamentari è esteso anche ai conviventi more uxorio – questa modifica è stata introdotta dall’allora presidente di Montecitorio, Pier Ferdinando Casini – e ai familiari. Ma anche ex parlamentari, ai beneficiari di quota del vitalizio, nonché ai giudici e presidenti emeriti della Consulta. In totale ci sono 5mila e 600 iscritti circa che possono tranquillamente godere di rimborsi per prestazioni sanitarie più o meno necessarie. Una sorta di cassa mutua privata che costa agli italiani circa 12 milioni di euro all’anno. Le voci di spesa sono tra le più disparate: ricoveri e interventi, cure odontoiatriche ma anche trattamenti dal fisioterapista. Passando per l’omeopatia, cure termali o sedute di psicoterapia.

I politici al servizio della Repubblica Italiana, insomma, non si fanno mancare niente. D’altronde si sa, sono tempi di crisi. Anche per i partiti che stanno discutendo una legge in grado di eliminare il finanziamento pubblico. Intanto le casse dello Stato piangono, soprattutto dopo la sospensione dell’Imu sulla prima casa, e l’incubo dell’aumento dell’Iva diventa sempre più grande.