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The Economist elegge l'Uruguay Paese dell'anno

The Economist elegge l'Uruguay Paese dell'anno

"Modesto ma audace, liberale e amante del divertimento, è l'Uruguay il paese dell'anno''.
Sono queste le motivazioni per cui The Economist ha eletto questo piccolo Stato dell'America del Sud come  nazione simbolo del 2013. Certo, fa specie vedere come una delle voci più autorevoli e promotrici del neo liberismo trovi oggi in uno Stato le cui scelte si ispirano alle idee marxiste e rivoluzionarie dei Tupamaros un modello da seguire. Eppure è così.

A determinare questa "promozione" sono state decisive le riforme sociali ed economiche che dal 2010 sta portando avanti il presidente Josè Pepe Mujica: tra queste, rientra sicuramente la legge che permette le nozze gay, ma soprattutto la recente rivoluzione della cannabis di Stato, una riforma voluta principalmente per combattere il narcotraffico e il mercato nero. L'acquisto legale di modeste quantità di cannabis, infatti, regola "la produzione, la vendita e il consumo della cannabis” sottolinea il settimanale britannico. "Un cambiamento molto rilevante, che danneggia i criminali e permette alle autorità di concentrarsi su reati più gravi, che nessun’altra nazione ha realizzato”.

Che il presidente Mujica avrebbe rivoluzionato questo Paese, caratterizzato da anni di dittatura militare e crisi economica, era chiaro già dalla sua scelta di dimezzarsi del 90% lo stipendio, devolvendo il resto allo Stato: 1.250 dollari al mese dei 150.000 che avrebbe dovuto guadagnare, una mossa per avvicinarsi di più ai suoi concittadini. Quello fu l'inizio di un percorso di riforme che stanno portando l'Uruguay a diventare un Paese sulla via di uno sviluppo economico e sociale non indifferente.

E sono state proprio le riforme ad indirizzare la scelta dell'Economist su questo Stato piuttosto che su un altro. Lo spiega la rivista stessa: non sono le prestazioni economiche a determinare la "felicità" di un paese, "se ci concentrassimo sulla crescita del Pil dovremmo optare per il Sud Sudan, cresciuto del 30% nel 2013. Oppure potremmo scegliere l’Irlanda, che ha sopportato un incredibile bailout di tagli con una esemplare forza d’animo. O magari l’Estonia, che detiene il più basso debito pubblico dell’Unione Europea". Niente di tutto questo: è l'audacia, l'innovazione, la capacità di cambiare a determinare la vittoria. Capire soprattutto se tali scelte innovative possono essere utili ed imitate da altri Stati nel mondo.