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Il 2017 non sarà noioso

L’Epifania si è portata via tutte le feste, e da oggi i mercati finanziari globali tornano a pieno regime, anche se c’è ancora uno strascico festivo in Giappone.

Le due settimane natalizie hanno mantenuto i mercati azionari USA sostanzialmente fermi. Dopo una settimana correttiva post-natalizia, la prima del 2017 ha riportato l’indice SP500 in area 2.280, e proprio venerdì scorso è stato ritoccato il massimo assoluto, anche se di pochi punti, per la prima volta nell’anno nuovo. Sull’Obbligazionario si intravede però qualche accenno di correzione alla cavalcata dei rendimenti, con il Treasury decennale che, dopo essere passato dall’1,83% prima delle elezioni al 2,64% del 15 dicembre, è tornato al 2,42%. Anche il dollaro si sta un po’ raffreddando. Il cambio EUR/USD, che è sceso da 1,11 di inizio novembre fino all’area 1,035, ha trovato a quel livello un supporto piuttosto ostinato, che ha causato già 4 rimbalzi e due tentativi di inversione di tendenza di breve. La settimana entrante potrebbe magari riportarlo sopra 1,06 ed aprire la strada ad una correzione significativa.

Ancora positivo è stato invece il cammino delle borse azionarie europee nel periodo natalizio, che hanno realizzato altre due settimane rialziste e, nella prima del 2017, hanno mostrato volontà di proseguire ancora il rally iniziato a dicembre, un po’ in ritardo rispetto alle borse USA.

Si conferma pertanto la maggior forza relativa europea rispetto all’azionario USA, anche se il vero banco di prova sarà la settimana entrante, poiché, col rientro di tutti gli operatori alle loro postazioni e la definizione delle strategie per il 2017 da parte degli istituzionali, avremo probabilmente maggiori volumi di contrattazione, che daranno maggior significato ai movimenti che vedremo.

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SP500 affronta la settimana sui massimi storici e con qualche evidente divergenza ribassista, mentre la volatilità si è contratta. Sono segni di affaticamento che spesso precedono le correzioni, che del resto non vediamo su questo indice dalla fine di ottobre 2016. Il Rally di fine anno all’insegna di Trump è stato molto generoso e il periodo di attesa della sua investitura si avvicina. Approfittando della sorpresa e del periodo di silenzio verso la stampa che il futuro presidente ha mantenuto, interrotto solo da ambigui e grossolani tweet, che nulla chiariscono sulle sue vere intenzioni, i mercati hanno imbastito narrazioni stile “botte piena + moglie ubriaca”, in grado di stimolare le fantasie speculative degli operatori e prefigurare una nuova età dell’oro all’insegna dell’indebitamento, dell’inflazione e del protezionismo. Questi tre comportamenti, che fino a ieri erano considerati vizi capitali in grado di minare la stabilità finanziaria (il primo), l’equità distributiva (il secondo) e la crescita globale (il terzo), sono improvvisamente diventate virtù per i mercati, che cavalcano con visioni di breve periodo il mondo rovesciato di Trump.

Ora però si avvicina il momento in cui si deve passare dal silenzio alle parole ufficiali e da queste ai fatti. E’ probabile che l’infatuazione per l’ambiguo personaggio non passi tanto presto. Si dice che i primi 100 giorni del mandato rappresentano la luna di miele del popolo elettore con il governante eletto. Ma qui, se mi si passa la metafora, abbiamo visto due mesi di rapporti prematrimoniali tra i mercati ed il prossimo Presidente. Una pausa sarebbe del tutto legittima, magari proprio nelle due settimane che precedono il matrimonio ufficiale, che si celebrerà davanti ad Obama venerdì 20 gennaio. A complicarle un po’ potrebbe essere il caso hacker russi, che sta montando in questi giorni, dopo l’espulsione di 35 funzionari russi decretato da Obama dopo Natale.

Il rapporto delle tre agenzie investigative USA (CIA (Londra: 25754.L - notizie) , FBI, NSA), grazie a cui Obama ha adottato la sanzione, ha dimostrato l’interferenza degli hacker russi nella campagna elettorale, con tanto di intercettazioni telefoniche di funzionari russi che esultavano alla vittoria di Trump. E’ un rapporto un po’ scomodo per il neo-presidente, che viene già sollecitato da importanti senatori repubblicani (i democratici non si sono ancora ripresi dalla mazzata elettorale) a proseguire con le sanzioni adottate da Obama. A tal fine è probabile che il Congresso emani un piano di rafforzamento della risposta americana.

La situazione è paradossale e neanche la trama di un film comico avrebbe potuto arrivare a tanto. Putin condiziona la campagna presidenziale per far vincere Trump. Trump per ringraziare vuole scongelare i rapporti con la Russia. La CIA smaschera il complotto. Obama espelle le spie russe. Putin non reagisce, mostrando di confidare in chi ha voluto alla guida degli USA. Ma il partito del presidente, beneficiato dalle spie russe, intraprende un progetto di ulteriori sanzioni contro la Russia. Che farà ora Trump? Evidentemente tra qualche giorno i tweet di ammirazione a Putin non potranno più bastare e dovrà scegliere se sconfessare il suo stesso partito o interrompere la love story con Putin. O magari potrebbe arrivare qualche altro colpo di scena.

Ho l’impressione che dovremo abituarci alle scaramucce tra i notabili repubblicani e la scheggia impazzita che per 4 anni occuperà lo studio ovale della Casa Bianca. La vera opposizione a Trump sarà interna al partito che rappresenta e potrebbe bloccargli parecchie delle sue strampalate idee, anche in campo economico.

Non sarà certamente un 2017 noioso. Speriamo che non diventi anche un po’ troppo pericoloso.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online