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Altri problemi per Trump: traduttori non capiscono quando parla

Dopo una campagna elettorale particolarmente roboante, il tycoon della finanza è approdato contro ogni previsione alla Casa Bianca.

I dubbi... non politici

La sua assoluta mancanza di esperienza a livello politico, ha spaventato non poco le diplomazie internazionali le quali, dopo le numerose gaffe e i molti esempi di un pensiero politicamente scorretto, hanno deciso di attenderlo alla prova dei fatti, proprio perchè dalle sue parole era difficile capire cosa pensasse. Ma a quanto pare, le difficoltà non sono solo a livello internazionale, ma anche grammaticale. E’ quello che denunciano i molti traduttori che si trovano ad avere a che fare con i discorsi dell’uomo più potente del mondo. Uomo che, a giudicare dalle diverse conferenze stampa, sembra essere anche piuttosto irascibile, il che lo porta spesso a non terminare le frasi oppure a saltare da un esempio all’altro sfruttando una logica consequenziale che è difficile da rendere per i simultaneisti. Ma a guardare le strategie del presidente, la semplicità e soprattutto le scelte di pancia, sono sempre state le sue caratteristiche principali, le stesse che gli hanno permesso di fare breccia nel ventre molle di un’America delusa, frustrata e arrabbiata dalle scelte del suo predecessore, Barack Obama, il quale, sempre a detta dei traduttori, pare abbia avuto la bellezza di una prosa particolarmente elegante e ricercata. Un po’ come quella, ben più complessa, di Ronald Reagan altro presidente che in molti (Trump stesso, soprattutto) hanno voluto accostare all’attuale numero uno ma che da questo si distingue proprio per i discorsi dalla sintassi non particolarmente elementare.

Il parere degli esperti

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Stando all’analisi del Language Technologies Institute della Carnegie Mellon University il livello di comunicazione del presidente è molto basso, intendendo con questa espressione il fatto che ha un livello di comprensione accessibile anche per un bambino delle elementari. Non solo, ma pare che Trump spesso preferisca parlare a beraccio senza l’appoggio di un testo scritto e tantomeno di filtriMa se questo, da un lato, risulta essere un punto a favore perchè permette di ampliare in maniera estrema il suo auditorio, dall’altra risulta complicato per chi lo deve tradurre, soprattutto se si tratta di renderlo in una lingua particolarmente complessa come il francese, il giapponese o anche l’italiano. E non per una questione grammaticale, ma per un senso di logica che spesso salta da un argomento all’altro rendendo la traduzione spesso ripetitiva e sgrammaticata, soprattutto visto che spesso Trump si trova a dover difendere se stesso dai nemici. Il risultato? L’argomento principale è lui, la sua famiglia e gli scatti d’ira contro i giornalisti.

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