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Banche salvate, valore cessione cala di 400 milioni per oneri ristrutturazione

di Stefano Bernabei e Luca Trogni ROMA (Reuters) - Il valore di cessione delle quattro banche salvate scende di 400 milioni circa, a poco più di 1,4 miliardi dagli 1,8 miliardi preliminari, per effetto di nuovi oneri di ristrutturazione necessari a garantire una redditività soddisfacente dei nuovi istituti in vendita. Il dato, che è indicato nel rendiconto annuale del Fondo di risoluzione presentato oggi dalla Banca d'Italia, di fatto rappresenta una diminuzione del prezzo a cui Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara e Carichieti potranno essere vendute in blocco o separatamente. La metà di questi maggiori oneri futuri, concentrati nei prossimi due anni e che possono riflettere l'emersione di nuove rettifiche di credito e di costi del personale e amministrativi per la ristrutturazione, è attribuibile a Banca Marche, secondo Banca d'Italia. Nel dettaglio il valore della partecipazione di Nuova Banca Marche è stato ridotto a 840 milioni da 1,04 miliardi provvisorio, per effetto di maggiori svalutazini e realizzi per 201 milioni; per Nuova Carife il valore è sceso a 168 milioni (da 191); per Carichieti la partecipazione vale ora 97 milioni (141); per Banca Etruria il valore di partecipazione è sceso a 318 milioni (erano 442 milioni nella valutazione provvisoria). L'attivo del Fondo è quindi sceso a 1,559 miliardi da 1,9 miliardi, includendo le partecipazioni delle quattro banche e la partecipazione per 136 milioni nella Rev, che ha le sofferenze delle 4 banche salvate. La cessione di queste banche ponte, per le quale l'Italia aspetta dalla Ue una proroga oltre il termine fissato al 30 aprile, ha trovato l'interesse di 26 soggetti tra fondi esteri e banche, anche italiane. Con i proventi di questa cessione verrà rimborsato debito residuo del prestito ponte di 1,55 miliardi ottenuto alla fine del 2015 da alcune primarie banche italiane per garantire la capienza dell'operazione di salvataggio da 3,7 miliardi. SALE OLTRE 730 MILIONI CONTRIBUTO A FONDO RISOLUZIONE Il sistema bancario lo scorso anno ha contribuito per 2,35 miliardi, di cui 588 milioni come contributo ordinario e con tre annualità straordinarie. Dal 2016 e per i successivi sette anni, la contribuzione nazionale al Fondo di risoluzione, che verrà via via mutualizzata come Fondo europeo di risoluzione, sale per il sistema del 25% circa, secondo calcoli della Banca d'Italia. La quota annuale complessiva salirebbe quindi attorno a 735 milioni di euro. In questi giorni stanno arrivando alle banche le comunicazioni con le nuove richieste di contribuzione, che tengono conto sia del nuovo orizzonte temporale di otto anziché dieci anni per costituire la dotazione a regime, sia di nuovi criteri di ripartizione delle quote che considerano anche i rischi di ciascun intermediario. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italianoLe top news anche su www.twitter.com/reuters_italia