I bitcoin potrebbero far aumentare la temperatura globale di 2 gradi
Il consumo energetico per creare le criptovalute continuerà a salire nei prossimi anni, destando preoccupazione nella comunità scientifica sul fronte della sostenibilità ambientale. Secondo le stime di uno studio l’aumento potrà arrivare a 2 gradi in più entro il 2033.
Lo studio
Secondo le ultime stime di uno studio, appena pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, i bitcoin potrebbero da soli causare l’innalzamento delle temperature globali di oltre 2 gradi entro il 2033, facendoci allontanare sempre di più dall’accordo di Parigi.
Il problema dell’energia
Le transazioni della criptovaluta si basano sulla cosiddetta blockchain. Ogni transazione viene approvata solo quando tutti i computer della rete risolvono un problema computazionale che richiede una enorme potenza di calcolo. Più bitcoin si creano, in altre parole, più aumenta il tasso di difficoltà dei calcoli e, quindi, aumenta la richiesta di elettricità.
Il fabbisogno dell’Ecuador
Sempre basandoci su alcune stime, le operazioni computazionali necessarie per produrre nuovi bitcoin diventano sempre più complesse, l’energia necessaria sarebbe oggi diventata più o meno la stessa del fabbisogno annuo dell’Ecuador. La potenza computazionale necessaria per creare ciascun token, secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Morgan Stanley, consumerebbe la stessa quantità di elettricità che una famiglia media americana consuma in due anni.
L’impatto sull’ambiente
I bitcoin hanno sull’ambiente un forte impatto. Lo ha quantificato l’Università delle Hawaii, secondo cui nel giro di pochi decenni, i bitcoin potrebbero far salire le temperature globali di 2 gradi. I ricercatori stimano che nel 2017 l’uso del bitcoin ha emesso 69 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Il cambiamento climatico
“Attualmente le emissioni derivanti dai trasporti, dal riscaldamento e dal cibo sono considerate i principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico in corso”, ha spiegato Katie Taladay, co-autrice dello studio. “Questa ricerca dimostra che anche i Bitcoin dovrebbero essere aggiunti a questo elenco”.
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