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Condono di Equitalia: cosa c'è di vero? Facciamo chiarezza

Recentemente si è fatta strada la notizia di un condono sulle cartelle di Equitalia. Ma di cosa si tratta? A rispondere è Paolo Cardenà, Consulente finanziario e autore del sito www.vincitorievinti.com, tra i più popolari blog di economia e finanza in Italia, e punto di riferimento quotidiano per i risparmiatori e investitori che siano alla ricerca di informazioni fuori dal coro e dalle posizioni molto spesso critiche verso le “verità” ufficiali propinate dalla grande stampa nazionale.

Si è iniziato a parlare di “Condono di Equitalia”. Facciamo chiarezza, di cosa si tratta?

Si tratta di un provvedimento inevitabile, dopo lunghi anni di crisi. Spesso, quando si parla di soggetti insolventi, ci si riferisce a coloro che sono risultati tali nei confronti del sistema bancario. In realtà, esiste un'altra categoria di soggetti insolventi, rappresentata da coloro che sono risultati inadempienti nei confronti dello Stato, per via dell'omesso versamento dei tributi. Equitalia, secondo quanto riferito dai vertici nelle rituali audizioni alla Commissione Finanze, deve incassare circa 680 miliardi di euro. Questa somma, ovviamente, comprende i tributi accertati a carico di evasori (che devono essere comunque perseguiti); ma, molto spesso, anche tributi a carico di soggetti che, pur avendo assolto agli adempimenti dichiarativi coerentemente ai disposti normativi (quindi non evasori), non hanno potuto adempiere all'obbligazione tributaria derivante, ad esempio, dalle dichiarazioni dei redditi presentate. E ciò a causa del protrarsi della crisi, che ha determinato l'insolvenza di tali soggetti sia nei confronti delle banche che nei confronti dello Stato. Sia (Shanghai: 600009.SS - notizie) ben chiaro: costoro non sono evasori, ma semplicemente dei soggetti che, causa 7 anni di crisi, non hanno potuto adempiere al pagamento delle imposte. Sebbene il fisco consenta di regolarizzare i mancati versamenti attraverso diversi istituti quali, ad esempio, il ravvedimento operoso, la dilazioni degli avvisi bonari dell'Agenzia delle Entrate o la rateizzazione delle cartelle Equitalia, il protrarsi della crisi ha determinato un effetto valanga sulle posizioni debitorie di molti soggetti, rendendo così insostenibile il debito nei confronti di Equitalia, che nel frattempo è lievitato anche a causa degli interessi e delle aspre sanzioni.

Come si è giunti a questa situazione?

Su Equitalia, a parte qualche numero aggregato che comunque offre la cognizione della gravita della situazione, non si conoscono numeri precisi idonei a consentire qualche analisi (e riflessione) più approfondita. Ma è legittimo ritenere che il fenomeno possa riguardare milioni di persone, determinando gravi conseguenze sociali. In molti casi si tratta di persone che, come detto, hanno adempiuto agli obblighi dichiarativi, ma che si sono trovate nell’impossibilità di adempiere all’obbligazione tributaria, proprio a causa del protrarsi della crisi e della sua gravità. Molte di queste persone, sono costrette a vivere in condizioni di clandestinità fiscale a causa del debito nei confronti di Equitalia che, sebbene negli ultimi tempi sembra aver attenuato l’azione di riscossione(perlomeno nei metodi), è sempre pronta ad aggredire il patrimonio (presente o futuro) di tali soggetti. E’ evidente che la condizione di clandestinità fiscale a cui sono costretti i soggetti insolventi, si riflette anche sulla possibilità del fisco di intercettare materia imponibile. In altre parole, la crisi, oltre ad aver creato un numero rilevante di soggetti insolventi nei confronti dello Stato, ha determinato anche l’ampliarsi di fenomeni evasivi, soprattutto per necessità. In questo contesto, di certo, non aiuta la schizofrenia con la quale viene modificata la normativa fiscale, sempre in perpetuo mutamento al fine di avvicinare il gettito alle crescenti necessità di cassa. Tutto ciò, unito al contesto economico certamente difficile, aggrava la disaffezione del contribuente nei confronti del fisco.

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Quindi, non sarei affatto sorpreso se si dovesse giungere a qualche forma di sanatoria, idonea a riabilitare i soggetti insolventi nei confronti dello Stato. Anzi, sarebbe auspicabile. E qui entra in gioco un altro aspetto che, benché non si possa liquidare in poche righe, dovrebbe indurre qualche riflessione.

Un’eventuale sanatoria, potrebbe contribuire a migliorare l’attività economica?

Come noto l’Italia, lo scorso anno, è uscita dalla recessione. Tuttavia i segnali di ripresa sono assai deboli, peraltro con stime soggette a continue rivisitazioni al ribasso. Seppur in un ambiente di grande difficoltà dato dalla debolezza generale del sistema Italia, dalla non brillante congiuntura internazionale e dalla fragilità di parte del sistema bancario, credo che la finestra di opportunità data da condizioni estremamente favorevoli quali il prezzo del petrolio (seppur in risalita rispetto ai minimi di gennaio), tassi bassi, euro debole e manovre espansive da parte della BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , debba essere colta e cavalcata in ogni modo possibile. Questo è tanto più vero se si considera che in altre parti del mondo il ciclo economico appare assai stanco e un'altra recessione potrebbe essere prossima. E’ evidente che se esistono ampi strati della popolazione inabilitati (o parzialmente abilitati), non si potrà mai cogliere appieno gli effetti di una ripresa ancorché indotta dall’esterno. E la preoccupazione è proprio quella che, se dovesse ripresentarsi un’altra recessione, l’Italia si presenterebbe a questo evento in condizioni di estrema fragilità e con un sistema bancario non n perfetta forma.

E’ per questo che ritengo urgente agire anche su questa leva (ossia quella della sanatoria per i debiti verso Equitalia) in modo che tutti gli agenti economici siano messi nella condizione di risollevarsi dall’aspra crisi che, purtroppo, non può considerarsi ancora risolta. Dicevamo che i crediti di Equitalia sono circa 680 miliardi di euro. Una cifra impressionante, si direbbe. Ma giova ricordare che, per ammissione degli stessi vertici dell’ente di riscossione, nella migliore della ipotesi, Equitalia potrà incassare sono il 6/7%, ossia una quarantina di miliardi. Se questi sono i numeri, tanto vale liberare dall’oppressione coloro che si trovano in difficoltà e agevolarli nel percorso di rientro dal debito, magari con soluzioni incentivanti e non eccessivamente invasive, in modo da rimetterli in carreggiata e nella condizione di poter contribuire, ciascuno per quel che può, ad irrobustire il ciclo economico. L’ulteriore ritardo verso la soluzione appena auspicata, rischia di indebolire ulteriormente il tessuto socio-economico e mal concilia con lo stato di necessità dell’Italia. Sia ben chiaro: non dovrebbe trattarsi di un modo per farla fare franca agli evasori (che devono essere comunque perseguiti), ma semplicemente di un atto dovuto nei confronti di coloro che evasori non sono e che, causa una crisi che non ha precedenti in tempo di pace, si sono trovati nell’oggettiva impossibilità di adempiere all’obbligazione tributaria. E’ ovvio che un provvedimento del genere dovrebbe essere affiancato da una più ampia rivisitazione del sistema fiscale, da implementarsi tenendo conto di criteri di maggiore equità e, soprattutto, di stabilità del quadro normativo, tale da indurre ad una maggiore fedeltà e precisione fiscale.

Poiché è altrettanto legittimo attendersi che gran parte dei soggetti insolventi nei confronti dello Stato lo siano anche nei confronti delle banche, l’ideale sarebbe affiancare un provvedimento di natura fiscale con qualche forma di esdebitazione nei confronti del sistema bancario, anche attraverso forme di tutoraggio. Gli effetti di un provvedimento ben orchestrato potrebbe essere assai rilevanti. In primo luogo si riabiliterebbero soggetti altrimenti condannati alla clandestinità fiscale, privati dalla possibilità di accedere al credito e quindi inibiti dalla possibilità di contribuire appieno alla sviluppo economico e sociale del paese. In secondo luogo, attraverso la riduzione della pretesa tributaria e la dilazione del pagamento, lo Stato avrebbe la possibilità di recuperare una parte del credito vantato, che altrimenti sarebbe riscosso in misura notevolmente inferiore e con rilevanti costi sociali. Inoltre, la soluzione di tutoraggio finalizzata alla riabilitazione del soggetto insolvente nei confronti del sistema bancario, potrebbe essere utile anche per migliorare il tasso di realizzo delle sofferenze bancarie che, come noto, in molti casi, sono iscritte nei bilanci delle banche a prezzi circa doppi rispetto a quelli di mercato.

Questo, oltre a favorire il miglioramento dei coefficienti relativi ai crediti non performanti, consentirebbe la riabilitazione di parte dei soggetti insolventi, in modo che, sempre attraverso un sistema di tutoraggio, possano essere messi nella condizione di accedere nuovamente al credito bancario finalizzato a favorire gli investimenti in quelle iniziative di investimento meritevoli di interesse.

Non crede che un provvedimento del genere possa essere "ingiusto" nei confronti di coloro che sono stati sempre puntuali Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online