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Istat: Sostenibilità imprese a rischio, aiutare il lavoro

Oltre un terzo delle imprese italiane sono a rischio sostenibilità dell’attività e potrebbero chiudere entro fine anno. A dirlo è il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat ascoltato in audizione nelle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, nell’ambito dell’attività conoscitiva per la stesura del Programma nazionale di riforma per il 2020 e della Relazione per il nuovo scostamento di bilancio.

Da inizio pandemia 500 mila posti di lavoro sono andati persi, un calo congiunturale di tre mesi consecutivi che poteva essere peggiore, ma che è comunque allarmante.

Il suggerimento di Monducci è proseguire sulla strada del sostegno per evitare un effetto caduta a spirale di proporzioni difficilmente calcolabili. Perché senza sostegni le imprese non avranno liquidità. Serve, quindi, tutela del lavoro e delle imprese afferma.

38,8% di Imprese italiane a rischio entro il 2020

Secondo i dati a disposizione dell’Istat il 38,8% delle imprese italiane presenta fattori economici e organizzativi che ne mettono a repentaglio la sopravvivenza. Tali imprese rappresentano il 28,8% dell’occupazione nazionale, con circa 3,6 milioni di lavoratori impiegati, mentre in termini economici rappresentano il 22,5% del valore aggiunto e circa 165 miliardi di euro della ricchezza nazionale.

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La maggiore criticità che le aziende hanno rilevato sono le banche e l’accesso al credito che da queste dovrebbe essere garantito grazie al decreto liquidità che pone lo Stato come garante sui prestiti.

Aziende domestiche più a rischio di quelle straniere

Altra situazione critica rilevata dall’Istat riguarda la liquidità delle imprese divise per gruppi. I rischi più diffusi riguardano quelle non appartenenti a gruppi che rappresentano il 28,7% del totale; seguono i gruppi imprenditoriali domestici italiani (26,5%) e i gruppi multinazionali italiani (17,5%); in coda le grandi imprese controllate dall’estero (10%).

Pil di giugno

Per quanto riguarda il Pil, infatti, i dati di giugno risultano meno devastanti di quanto ci si potesse attendere. I dati della fatturazione elettronica indicano una accelerazione, quindi i numeri saranno comunque negativi ma meno sfavorevoli “di quello che potevamo aspettarci”.

Da tenere sotto controllo dice Monducci, non solo i dati trimestrali, ma anche la “velocità d’uscita” mese su mese.

Situazione Bilancio

Sul piano del Bilancio l’Italia ha incassato il 3,6% in meno rispetto al primo trimestre del 2019 e le uscite sono aumentate del 3,8% per fare fronte in particolare alle prestazioni sociali in denaro.

Il rapporto deficit/Pil è così salito dal 7,1% al 10,8%, ma il livello definitivo a fine anno dovrebbe portarsi all’11,9% secondo i dati in possesso dell’Istat.

Giovani, donne e Mezzogiorno più a rischio

A pagare le conseguenze maggiori della crisi sono i giovani e le donne, categorie che non avevano ancora recuperato i livelli di occupazione perduti nel 2008 (12 anni fa).

Penalizzati i meno istruiti, per i quali l’accesso al mercato del lavoro è ostacolato dalla loro mancanza di competenze.

Il Mezzogiorno, i giovani e le donne sono a più marcato rischio di marginalità e di perdita del lavoro, rispetto ad altre categorie e contesti geografici.

Il lavoro irregolare, invece, è fonte di distorsione e di vulnerabilità. I lavoratori irregolari sono 3,3 milioni secondo i dati Istat e si concentrano nei comparti dell’agricoltura, dell’industria in senso stretto, nel settore delle costruzioni e dei servizi, nel lavoro domestico. Alberghi e pubblici esercizi nascondono molto lavoro irregolare.

Gli sgravi sul lavoro allo studio

Il governo studia uno sgravio al 100% dei contributi per i neoassunti della durata di 6 mesi e 3 o 4 mesi di decontribuzione piena per i dipendenti fatti rientrare dalla Cig.

Questo lo schema che riporta l’Ansa.

This article was originally posted on FX Empire

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