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Piazza Affari sempre giù (-2,46%) ed Euro su. Quali i problemi?

Euro, banche, Ue gambizzano i mercati. Piazza Affari la peggiore . I mercati europei si svegliano deboli e durante la mattinata continuano a camminare verso un generico pessimismo. Poco dopo le 12 il Vecchio Continente vedeva il Dax a -1,68%, il Cac40 a -1,5% e il Ftse 100 di Londra a -0,9%. Più distante, stressata anche da problemi interni, Piazza Affari che arrivava a toccare il -2,3%.

La situazione

Un mix particolarmente forte si è abbattuto sul listino milanese che deve scontare i problemi sul settore banche dopo che è stato ufficializzato il mancato sbarco in borsa della Popolare di Vicenza a causa di un flottante troppo basso dovuto a una sottoscrizione troppo esigua. La notizia si è aggiunta anche ad altre negative come i conti trimestrali di Ubs (Londra: 0QNR.L - notizie) , definiti dagli osservatori deludenti. Tutto questo ha di conseguenza messo in cattiva luce il resto del settore del credito con Mps arrivata a -5,5%, Carige a -4,8%, Banca Popolare a -4,7%, Ubi Banca (Amsterdam: UF8.AS - notizie) -4%, Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) -3,5%, Bper a -3,2%, le popolari di Sondrio e di Milano entrambe a -3%.

Euro pesante: quali problemi?

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Altro protagonista della mattinata è stato l’euro che ha intravisto quota 1,16 sul dollaro con il prossimo livello individuato a 1,17, un trend facilitato più che altro da una Fed ormai placidamente intenzionata a tener basso il costo del denaro e sicuramente ormai lontana dalla fretta di nuovi rincari sui tassi, se non altro perchè da qui alla fine dell’anno c’è un fattore da non sottovalutare e cioè l’elezione presidenziale e la mina Donald Trump. Inoltre un dollaro particolarmente leggero allenta la pressione sugli emergenti, il che permetterebbe di far rialzare la testa a un settore che, nel bene e nel male, è legato a filo doppio con l’occidente e ne pregiudica, attualmente, la crescita. Altro fattore che ha favorito l’appesantimento della moneta unica sono state le dichiarazioni di Benoit Coeuré, consigliere della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) , il quale, sostenendo l’importanza di una politica monetaria a sostegno dell’economia, ha però ricordato che, proprio per il bene di questa, i tassi di interesse non arriveranno a livelli assurdamente bassi.

L'idea di fondo

Secondo gli analisti, a questo punto, è da valutare se lo sbilanciamento della moneta unica, tra dichiarazioni e dati di fatto, sia dovuta più che altro a un rafforzamento dell’euro stesso oppure a un indebolimento del biglietto verde il quale si trova a perdere terreno anche verso lo yen a sua volta vittima illustre di una politica accomodante oltre ogni misura così come oltre ogni misura è palpabile il suo fallimento. Anche perchè, analizzando la situazione, è impossibile non notare come l'euro e lo yen, soggetti a fortissimi stimoli monetari, siano alla fine le due monete che confermano un rafforzamento costante mentre il dollaro, per quanto lentamente, è l'unico che, invece, ha visto un rialzo dei tassi e, in teoria, sarebbe proiettato verso questa strada. Resta comunque il campanello d'allarme che scatta per la zona euro tutta, particolarmente esposta all'export con economie come quella tedesca, francese, spagnola e anche italiana che già stanno sudando freddo: se la Bce non riesce a portare a termine la sua missione, se l'export non è più un aiuto ma un ostacolo e se le nazioni non sono in grado di intendere una politica che possa riscattare se non l'orgoglio, almeno l'economia del Vecchio Continente, cosa ci aspetterà?

La situazione dell'Italia

Altra notizia che ha fatto male all’Italia e al suo listino, le previsioni di crescita della commissione Ue, previsioni che tagliano le stime per il 2016 anche sull’inflazione. Si tratta di una serie di appuntamenti che entro fine maggio daranno una visione ampia di dove sta andando l’Europa, dati particolarmente importanti perchè saranno usati come base per il giudizio definitivo sulle leggi di bilancio e sui futuri programmi di stabilità. Ebbene, proprio queste statistiche iniziano come detto, con il taglio sulle prospettive di crescita che parlano di un 1,6% nel 2016 e di un 1,8% nel 2017 mentre per l’Italia le cifre si fermano rispettivamente a 1,1% e 1,3%, a loro volta al di sotto delle previsioni di Palazzo Chigi che preferiva invece 1,2% e 1,4% per il prossimo biennio. Per quanto riguarda l’inflazione, i numeri vedono un aumento dei prezzi dello 0,3% su base mensile (marzo) e -4,2% sulla prospettiva annuale. I numeri sul deficit registrano previsioni per 2,4% nel 2016 e 1,9% per il 2017. Anche il lavoro è per la commissione europea un tasto potenzialmente dolente: per quanto l’occupazione dovrebbe continuare a crescere, si parla di “ore lavorate” invece che di persone occupate. Il tutto all’interno di una crescita definita “moderata” e che, per i prossimi 2 anni dovrà contare più che altro sulla domanda interna.

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