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Rialzo tassi sì o no? I settori da preferire in entrambi i casi

Tentativi di rimbalzo in atto a Piazza Affari, ma è un tentativo fragile che viene cancellato dalla pubblicazione dell’indice tedesco sulla fiducia degli investitori e degli analisti, a 0,5 punti contro attese che parlavano di 2,5 punti. Il primo risultato è una Piazza Affari che arretra dopo i primi, peraltro tiepidi, ottimismi arrivando a segnare alle 11 un passivo dello 0,05% e che resta a cavallo della parità fino a poco prima delle 14 con un passivo ancora pari a -0,08%

Tassi bassi: chi vince

Rialzo dei tassi in primo piano, e non da oggi, con l’attesa per quella mossa della Fed che, se decisa nella riunione di settembre, prenderebbe di sorpresa la maggior parte degli operatori visto che un rialzo improvviso è valutato al 20%. In ottica di tassi bassi, la cartina geografica vede tra coloro che si avvantaggeranno di una politica accomodante ormai al limite del decennale, gli orizzonti degli Emergenti, sia per un interesse ridotto sui famosi bond in dollari ma anche perchè potrebbero sfruttare una crescita dei consumi, a tutto vantaggio degli emerging consumer. Interessante, a questo punto, guardare la situazione dei bond degli emergenti espressi in dollari: secondo stime della Reserve Bank of Australia, l'esposizione delle imprese in dollari è passata dagli 800 miliardi del 2004 ai 3.100 del 2015.

Per quanto riguarda le scelte di investimento, i settori che attualmente sono avvantaggiati dall’accomodamento sempre più “cronico” sono le utilities le quali, “amiche” dei debiti, possono permettersi di pagare bassi interessi e sfruttare capitale a favore di un discreto dividendo come elemento di appetibilità per gli investitori. A rischiare, ma non soltanto in ambito di rialzo dei tassi, sono i titoli di alimentari e bevande, e i farmaceutici: protagonisti di un rally potrebbero dover pagare un pegno molto alto. In particolare il settore di Food&Beverage si trova a festeggiare un +5% da inizio anno a livello mondiale.

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Bancari in primo piano

Ma quando si parla di rialzo dei tassi l’attenzione è rivolta soprattutto sul settore dei bancari e ai finanziari in generale, i primi ad avvantaggiarsi di un ritorno alla redditività. A favore del settore bancario anche il raggiungimento dei minimi azionari, di un certo slancio degli utili e dei piani di ristrutturazione delle fragilità, tutti punti che la comunità finanziaria giudica a favore di un possibile miglioramento congiunto. Nello specifico, il settore vede un calo del 7,82% a livello globale da inizio anno che diventa -20,72% nel momento in cui ci si focalizza sul panorama europeo. Stesso discorso per i finanziari che a livello mondiale vedono un calo da inizio anno del 4,27% che diventa -11,81% sui servizi finanziari europei.

Guardando all’Italia, da SocGen (Parigi: FR0000130809 - notizie) restano però i dubbi sulla forte volatilità che contraddistinguerà il settore nelle prossime settimane e, forse, per tutto l’autunno. Un trend che trova le sue radici in un mix pericoloso formato da più ingredienti che avranno un peso maggiore rispetto ai vantaggi portati da un eventuale rialzo dei tassi. Il primo, come prevedibile, è l’esito del referendum in autunno, quello con cui, in molti, temono una instabilità politica che andrebbe a peggiorare un quadro italiano già di per sè difficile, contrassegnato da crescita zero, disoccupazione, soprattutto giovanile in aumento, così come anche in aumento è lo storico debito pubblico.

La situazione dell'Italia

E una conferma ufficiale arriva anche dalle parole del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il quale ha dichiarato che le stime per il prodotto interno lordo italiano saranno riviste al ribasso., anche se, ha aggiunto, che l’economia italiana non sta crescendo così velocemente come ci si aspettava in un primo momento sebbene si tratti di cifre che sottolineano una crescita dopo 3 anni di fermo. In realtà si tratta di un calo del Pil dell’8% dai tempi dello scoppio della crisi e di un aumento dello zerovirgola egli ultimi mesi, arrivato a zero nell’ultimo trimestre. A questo si aggiungano le difficoltà di rafforzamento del patrimonio degli istituti di credito, al centro di una serie di operazioni che, per riuscire, devono necessariamente chiedere aiuto anche al mercato. In realtà si tratta di una strategia che si dipana su più fronti, primo fra tutti la gestione e lo smaltimento delle sofferenza oltre che il ricorso agli investitori. E in questo caso i dubbi circa la generosità di chi punta sulle banche arrivano da più parti. Anche in questo caso si devono guardare le cifre: 66 miliardi di sofferenze lorde suddivise tra 20 miliardi di Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) , 27 da Banca Monte Paschi (ma la cifra potrebbe cambiare), 3,5 da Veneto Banca, 4,6 da Popolare Vicenza900milioni da Carige con altrettanti in vista per la fine dell’anno prossimo, 10 miliardi dalla Bad Bank delle 4 banche salvate a fine 2015. E allargando l’esame all’intero settore si parla addirittura di 198 miliardi alle stime del 30 giugno.

Non si lascia scoraggiare da queste cifre Credit Suisse (Londra: 0QP5.L - notizie) che vede invece prospettive positive per gli istituti italiani che, secondo quanto da loro dichiarato, “dovrebbero migliorare la qualità e la tempestività degli accantonamenti e delle svalutazioni”.

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