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Ribaltone: l'Europa sorpassa gli Usa sui vaccini

People look at screens showing live the number of French people who received at least a first dose of a vaccine against the Covid-19 on a facade of the Solidarity and Health Ministry in Paris, on July 30, 2021. - 50% of the French population is now fully vaccinated. (Photo by Ludovic MARIN / AFP) (Photo by LUDOVIC MARIN/AFP via Getty Images) (Photo: LUDOVIC MARIN via Getty Images)

Nella corsa alla vaccinazione anti-Covid l’Unione Europea – partita in ritardo e con mille difficoltà – ha recentemente superato gli Stati Uniti nella percentuale di adulti che hanno ricevuto almeno una dose. Come segnala il New York Times in un articolo sull’inattesa rimonta europea, il blocco dei 27 sta per concludere questa settimana tagliando il traguardo delle 105 dosi somministrate ogni 100 persone, con in media il 70% degli adulti che ha ricevuto almeno una dose. Gli Stati Uniti sono dietro: finora hanno somministrato 103 dosi ogni 100 persone, coprendo con almeno una dose il 69% degli adulti. Quanto all’Italia, almeno in questa classifica se la passa bene: con 110 dosi distribuite ogni cento abitanti.

Questi due elementi – il sorpasso europeo sugli Usa e la buona performance dell’Italia – emergono anche dalla dashboard dell’OMS che raccoglie i dati della vaccinazione nel mondo. Se gli Stati Uniti, infatti, hanno vaccinato con almeno una dose il 58% della popolazione totale, in Europa troviamo Paesi virtuosissimi come la Danimarca e l’Olanda (68%), il Belgio (66%), il Portogallo (67%) e la Spagna (65%). In Italia il 61,5% della popolazione totale ha ricevuto almeno una dose, una percentuale che condividiamo – suppergiù - con Paesi come Norvegia, Svezia e Germania. Più lentamente di noi vanno, tra gli altri, la Francia (58%), l’Austria (57%), la Svizzera (53%), la Grecia (52%). Dall’altra parte della manica, il Regno Unito continua a guidare la corsa con il 68,6%. A prima vista i dati del Nyt e quelli dell’Oms non coincidono ma in realtà la discrasia è dovuta solo a una differenza di calcolo: gli americani considerano solo la popolazione adulta mentre l’Oms quella totale. La cosa importante è che il trend è confermato: l’Europa fa meglio degli Usa.

A luglio nell’Unione Europea si è vaccinato a un ritmo quattro volte superiore a quello americano: un’inversione di tendenza – sottolinea il NYT – che sarebbe stato difficile immaginare in primavera. Anche nei Paesi europei lo scetticismo vaccinale rappresenta una sfida delicata, ma negli Stati Uniti la diffidenza verso i vaccini è più diffusa, più veemente e più politicamente connotata. Anche nell’Ue il tasso di vaccinazione è diventato più lento negli ultimi tempi, ma non come negli Usa dove è diminuito di oltre l’80%.

Il difficile, per gli europei, arriva ora. Ne è consapevole Gerard Krause, professore di malattie infettive ed epidemiologia presso il Centro Helmholtz per la ricerca sulle infezioni in Germania. “Nella maggior parte dei paesi europei, coloro che volevano un vaccino lo hanno ottenuto, ma quella era la parte facile. Il prossimo passo in Europa è andare dove ce n’è bisogno, per affrontare le barriere linguistiche, culturali e geografiche”.

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Un altro problema che l’Ue non potrà ignorare ancora a lungo sono i bassissimi tassi di vaccinazione nei vicini Balcani. Se la Croazia è messa relativamente bene, con quasi il 40% della popolazione vaccinata con almeno una dose, la Bosnia ed Erzegovina sta facendo una fatica immane: secondo i dati OMS, non ha vaccinato neanche il 12% dei suoi abitanti, tra l’altro con un mix di vaccini che rende il quadro ancora più delicato. In mancanza di vaccini a sufficienza, infatti, viene utilizzato un po’ di tutto, dai cinesi CoronaVac e Sinopharm al russo Sputnik V. La campagna vaccinale è al palo anche in Albania, dove poco più del 20% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (anche qui, si va da Pfizer e AstraZeneca a CoronaVac e Sputnik). Ma lo scandalo delle diseguaglianze vaccinali, purtroppo, è storia nota. Nel continente africano a ricevere la doppia iniezione è stato appena l’1% della popolazione. Se la pandemia somiglia molto a una lunga maratona, aver lasciato buona parte del mondo al via non può che compromettere la corsa, per tutti.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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